Eurostat. Crescita ai minimi termini nell'Eurozona, Italia tra le peggiori
La frenata del Pil nell'Eurozona potrebbe avere ripercussioni sulle scelte della Bce della prossima settimana
La crescita economica nell’Eurozona si conferma ai minimi termini nel secondo trimestre, con un misero 0,1% che consolida l’andamento del primo trimestre, mentre l’Italia scivola pericolosamente nelle decrescita con un calo del Pil dello 0,4%, superiore alle attese. I dati Eurostat diffusi oggi sono abbastanza preoccupanti se si considerano che la stima per l’Eurozona (fatta a metà agosto) era di una crescita dello 0,3% tra aprile e giugno. In Italia dopo un primo trimestre particolarmente positivo, in relazione al quadro generale, con una crescita dello 0,6%, è arrivata una netta frenata.
Nel secondo trimestre hanno avuto un andamento del Pil inferiore all'Italia solo altri tre Paesi Ue: Austria (-0,7%), Svezia (-0,8%) e Polonia (-2,2%), cui si aggiunge Cipro, a sua volta in calo dello 0,4%. Rispetto alla stima flash di agosto Eurostat conferma che la Germania è ferma (con una crescita a zero) dopo due trimestri in calo. Confermato anche il dato di Francia (+0,5%) e Spagna (+0,4%). Spicca tra la revisione al ribasso del dato dell'Irlanda (passa da +3,3% della stima flash a +0,5%). Crescono di più nell'Ue Lituania (+2,9%), Slovenia (+1,4%), Grecia (+1,3%), Croazia e Malta (+1,1%).
A mettere in crisi la nostra economia, con un effetto domino che si è fatto sentire soprattutto in primavera, è la fase di stagnazione in cui si trova la Germania, partner strategico. Una situazione critica analizzata proprio oggi a Bologna nel corso dell’evento “ITALIA-GERMANIA: transizioni, nuove geografie di filiera e opportunità per le PMI” organizzato da Piccola Industria Confindustria in collaborazione con AHK Italien – Camera di Commercio Italo-Germanica e Fondirigenti.
L’interscambio Italia-Germania è cresciuto negli anni: un’interdipendenza che ha il suo fulcro nel settore manifatturiero, che vale oltre la metà del valore totale degli scambi (168,5 miliardi di euro). Un trend che ha continuato a crescere anche durante la pandemia e la guerra in Ucraina. L’inflazione e la recessione, tuttavia, evidenziano un parziale calo degli scambi in alcuni settori nevralgici nel corso del 2023: si tratta di segnali che indicano una nuova fase di stress per le catene italo-tedesche, la terza in pochi anni. Una situazione che mette a rischio soprattutto per le piccole imprese. Nel periodo gennaio-maggio del 2023, il chimico-farmaceutico e la siderurgia hanno visto scendere i propri valori (a 11,81 miliardi di euro rispetto ai 14,95 del 2022 nel chimico farmaceutico e a 10,02 miliardi di euro rispetto agli 11,3 del 2022 nella siderurgia). In questo quadro, secondo l’Outlook AHK di aprile 2023, il 48% delle aziende teme un calo della domanda, il 30% teme alterazioni alle catene di fornitura nei prossimi mesi.