Economia

Il Rapporto 2015. Cremona: oltre il Pil, la misura del benessere

Massimo Iondini mercoledì 10 febbraio 2016

Oltre il Pil, per sentire il polso della gente, misurarne il reale benessere e non fermarsi alla stima di una presunta crescita economica, fatta di cifre e percentuali limitate alla mera produzione di beni. Un concreto esempio di questa tipologia di misurazione e interpretazione della vita quotidiana calata sul territorio e nella collettività è il Bes (Benessere equo e sostenibile) «delle province», progetto che sviluppa ed estende i risultati dell’iniziativa pilota realizzata da Pesaro e Urbino e che vede ora coinvolti 25 enti di area vasta, tra province e città metropolitane. Tra queste, Cremona è una sorta di "idealtipo" per le sue comuni caratteristiche territoriali ed economiche, con attività sia industriali sia agricole. Tra le dimensioni del Bes al primo posto c’è la Salute. Un indicatore che va oltre la soggettività individuale perché le caratteristiche ambientali giocano un ruolo importante sulla salute di tutti gli abitanti di una determinata zona. Un indicatore di benessere che nel caso di Cremona rivela nel 2014 (l’anno analizzato nel Rapporto del 2015) un tasso di mortalità per tumore superiore alla media sia regionale sia nazionale: 9,8 persone ogni 10mila abitanti (tra i 20 e i 64 anni di età) contro il 9,0 della Lombardia e l’8,9 nazionale. «È un dato allarmante forse legato al fatto che il nostro territorio è sfavorito dalla posizione geografica.Cremona è in una sorta di buca, non a caso il Pm10 è spesso alle stelle – commenta il presidente della Provincia di Cremona, Carlo Vezzini –. Poi c’è l’attività antropica, con un’agricoltura molto intensa. Tutti fattori che non giovano all’ambiente e alla salute delle persone che vivono lungo il Po». Soddisfacenti invece i risultati statistici relativi all’indicatore Istruzione e Formazione. I giovani (18-24 anni) che hanno abbandonato gli studi dopo la licenza media sono meno della media regionale e nazionale: 9,1 contro il 13,6 lombardo e il 15,8 italiano. Confortante poi il dato sugli iscritti alle secondarie, ben superiore alla media nazionale (100,5% contro 87,2 regionale e 94,7 nazionale). Sotto la media gli iscritti all’università. Venendo all’indicatore Lavoro, si delinea nel Cremonese un quadro migliore di quello medio nazionale. Sono meno gli inattivi cioè coloro che non lavorano e non cercano un’occupazione: nel 2014 erano pari al 12,6% (-10,3% rispetto al dato nazionale). Ancor più confortante il tasso di occupazione (69,3% contro il 59,9), con quello giovanile che è pari al 38,4 e supera sia quello lombardo (37,9) sia soprattutto quello nazionale (28,3). In linea i tassi di disoccupazione (7,7 tra i 15-64 anni e 21,3 tra i 15-29) che sono sotto a quelli regionali (8,2 e 20,3) e nazionali (12,7 e 31,6). Meno positivi i dati sugli incidenti sul lavoro, dovuti forse alla prevalenza dell’attività agricola sul resto delle tipologie occupazionali: 27,2 infortuni ogni mille addetti contro i 24 a livello nazionale.Un po’ in chiaroscuro la situazione fornita dall’indicatore Benessere Economico che vede la media del reddito lordo disponibile familiare attestarsi sui 40.514 euro contro i 40.191 nazionali e i 45.808 lombardi. Spiccano poi i negativi dati sul numero di sfratti emessi (3,5 su mille famiglie, contro i 3,0 regionali e i 2,5 nazionali) e sul tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti bancari delle famiglie (1,6% contro 1,2 e 1,4).Decisamente migliore il quadro che emerge dall’indicatore Relazioni Sociali. A partire dall’integrazione scolastica degli alunni disabili: 3,3% degli iscritti totali (contro il 2,8 nazionale) sono portatori di handicap. Un dato frutto della buona ricettività delle strutture scolastiche in provincia: il 36,3% delle scuole (contro il 23,6 nazionale e il 30,9 regionale) è privo di barriere architettoniche. Molto sentito poi il fenomeno del volontariato, con il 13% dei residenti impegnato in attività sociali contro il 10% nazionale e regionale. Molto presenti anche le realtà no profit: 61,6 ogni 10mila abitanti contro le 50,7 dell’Italia e le 47,5 della Lombardia. Una coscienza partecipativa confermata anche dai dati forniti dall’indicatore Politica e Istituzioni. I votanti cremonesi alle elezioni europee del 2014 sono stati il 70,9% (58,7 gli italiani e 66,4 i lombardi) mentre per le regionali del 2013 il 78,3% contro la media nazionale del 52,0 e lombarda del 76,7. L’indicatore Sicurezza segnala un basso tasso di criminalità con addirittura nessun omicidio nel 2013, mentre sono i decessi dovuti a incidenti stradali a essere superiori alla media con 2,3 morti ogni cento incidenti. «Ecco l’importanza degli indicatori del Bes – spiega Vezzini –. Sapere, per esempio, che sulle strade della provincia abbiamo troppi incidenti mortali ci dice che dobbiamo intervenire: da un maggiore presidio della polizia stradale al rifacimento del manto stradale». Altro importante indicatore è quello della Qualità dei Servizi. Buoni a Cremona quelli socio-sanitari, dai nidi agli ospedali con solo il 3,2% dei cremonesi che si rivolge a strutture sanitarie fuori regione, contro il 6,3 della media nazionale. Buona la raccolta differenziata urbana: 60,8% contro il 53% regionale e il 42,3 nazionale. Meno buono invece l’Ambiente con una scarsa qualità dell’aria (73 giorni con Pm10 oltre i limiti contro la media nazionale di 44) ma con il quadruplo di km di piste ciclabili rispetto alla media nazionale: 76,6 contro 18,9. «I cittadini hanno molto apprezzato la recente valorizzazione delle zone rivierasche del Po con percorsi naturalistici e piste ciclabili – commenta Vezzini –. Questa è la strada giusta, ma bisogna fare ancora di più. Come con il sistema dei castelli o dei fontanili nel Cremasco: un valore aggiunto anche dal punto di vista economico. Fondamentali le sinergie tra i comuni, per creare una vera rete per il benessere di tutti».