Turismo. Costa rinnova il logo per i suoi settant'anni
Costa Smeralda a Savona
Un pezzetto di storia – e quella di Costa Crociere inizia oltre 70 anni fa ¬– che se ne va per adeguarsi ai tempi ed innovarsi. Così la “C” si trasforma per raffigurare il nuovo posizionamento della compagnia in un’evoluzione dinamica, contestualizzata ai tempi digitali.
Il nuovo marchio. La “C” che da oggi identifica il brand è l’unione di due elementi in un abbraccio avvolgente: la terra, rappresentata alla parte inferiore del logo di colore giallo e il mare, la parte superiore blu, col viaggio in crociera si uniscono nella stessa esperienza. O più probabilmente in un mare di esperienze. Perché il viaggio permette l’incontro e l’integrazione tra culture e la crescita delle persone. La “C” spiegano i vertici della compagnia, è l’essenza stessa della nuova Costa che propone un viaggio per mare che mai come ora valorizza le unicità locali. “Il nuovo posizionamento segna una trasformazione profonda per Costa. L’elemento di maggior impatto è il logo, che non rinuncia al suo valore storico e al legame con la grande tradizione della compagnia, evolvendosi però in chiave contemporanea e innovativa”, spiega Francesco Muglia, vice presidente Global Marketing. “Abbiamo lavorato al futuro e mi piace sintetizzare una frase di Mark Twain che fotografa questo passaggio: guardare al futuro, abbracciare il cambiamento, farlo con coraggio e avere la forza e la volontà di sognare, esplorare e stupire. Per la ripartenza abbiamo pensato a un rinnovamento nell’offerta, introducendo innovazioni così importanti che possiamo parlare di un nuovo modo di viaggiare con Costa. Vogliamo che chi viene in vacanza con noi possa vivere esperienze uniche, che arricchiscono, scoprendo le destinazioni in maniera più autentica, profonda e sostenibile” spiega il direttore generale, Mario Zanetti.
Arricchita l’esperienza delle escursioni. E’ stata ridisegnata l’offerta per esplorare gemme nascoste. Inoltre, gli itinerari della flotta sono studiati prevedendo le soste in porto più lunghe per avere intere giornate a disposizione. Le escursioni diventano esperienze per godersi tradizioni, sapori creando valore per le comunità. La novità sono le escursioni a firma National Geographic Expeditions accompagnate da archeologi, enologi, vulcanologi, biologi marini e fotografi.
L’offerta gastronomica. Bruno Barbieri, Hélène Darroze e Ángel León. Questi “stellati” sono andati alla scoperta delle ricette dei luoghi visitati dalle navi, per reinterpretarle. Due novità: il ristorante Archipelago e i Destination Dish. I Destination Dish sono singoli piatti creati dai tre chef, che interpretano i sapori del luogo che si visiterà il giorno seguente. Archipelago propone tre menù uno per chef, 5 piatti pensati per esplorare attraverso il cibo quella parte di mare che si sta navigando.
Barbieri, la nave esperienza formativa. Sette stelle Michelin. Non serve dire altro per inquadrare Bruno Barbieri. “Sin dagli anni ’70 ho visto che quella di bordo è una scuola importante e quello che raccomando a coloro che vogliono fare questo lavoro è che è necessario fare un’esperienza a bordo” ci dice. “Fare un menù stellato per 25 persone è una cosa, per 5mila è un’altra. Lo standard qualitativo è molto alto e oggi è necessario curare l’aspetto visivo. E poi – prosegue – pensiamo alla complessità del cucinare sulla nave, tra quantitativi e organizzazione”. E la collaborazione con gli altri due chef? “Lavorare in sinergia – ci dice – è stata una grande esperienza Certo, ci possono essere piccole differenze perché si ha una percezione diversa. Ma mai siamo stati in antitesi, dai piatti capisci chi è l’italiano, il francese e lo spagnolo nonostante la contaminazione. E poi una regola mia e dei cuochi è la curiosità: una bravo cuoco è una carta assorbente, parlare poco, incamerare e lavorare. E amare questo mestiere. Poi, i dettagli fanno la differenza, perché dentro al piatto c’è l’io”. Certo è che oggi viviamo ancora un po’ sospesi dopo la pandemia: “Mi chiedo – riflette – come sarà il dopo Covid. E’ già cambiato molto ma credo che la cucina sarà un’altra volta il trade d’union. Ma mi chiedo anche cosa succederà a livello organizzativo, le problematiche tra produttori e fornitori. Il mondo è cambiato e lo vediamo, come sono cambiati i mercati? Per adesso – conclude – mi limito ad invitare a seguire la stagionalità del prodotto per aiutare la sostenibilità”.