Fondazione Adecco. Così l'orientamento ha un «formato famiglia»
Essere espulsi dal mondo del lavoro o non esserci mai entrati, avere una disabilità o un carico familiare troppo elevato o ancora essere arrivati da poco in Italia, magari fuggendo da una guerra. A queste categorie di lavoratori che partono con uno 'svantaggio' è dedicato un progetto di orientamento che da Bergamo punta ad arrivare ad altre città. L’obiettivo è quello di spingere a cercare un lavoro chi, per una serie di motivi, ha perso le speranze ancora prima di iniziare. L’idea arriva dalla Fondazione Adecco che ha come missione quella di rendere più inclusivo il mondo del lavoro e da anni sviluppa percorsi che vanno in questa direzione, insieme a soggetti privati e pubblici. L’ultimo in ordine di tempo si chiama «Piano Famiglia Wecare» ed ha come partner due aziende di Bergamo, Comac (Bonate Sotto) e Fonderie Mazzucconi (Ambivere), ma anche la diocesi di Bergamo (parrocchia di Ambivere). Un progetto innovativo che condurrà per mano sedici persone (familiari dei dipendenti delle due aziende o persone segnalate dalla diocesi perché in difficoltà) dando loro gli strumenti necessari per orientarsi e collocarsi nel mondo del lavoro. Trenta ore di formazione 'concreta' su come scrivere il curriculum, cercare offerte di lavoro e affrontare un colloquio. «Siamo convinti della necessità di interventi mirati per le persone con maggiori disagi, parliamo di disabilità, di rifugiati, di disoccupati di lunga durata – spiega Giovanni Rossi, segretario di Fondazione Adecco – e abbiamo identificato due aziende che hanno a cuore la il benessere familiare dei propri dipendenti ».
Avere un parente prossimo senza lavoro, che si tratti del figlio o della moglie, è fonte di grande preoccupazione, oltre che di difficoltà economiche. Il coinvolgimento del territorio inoltre è fondamentale per riuscire a costruire una rete che consenta di far incrociare la domanda e l’offerta. «Speriamo che questo progetto possa venire esportato in altre realtà – aggiunge Rossi –: oltre a Bergamo sta partendo in forma simile in provincia di Reggio Emilia e di Torino ». Ma cosa faranno in concreto le sedici persone coinvolte? Venti ore di formazione in aula, con la possibilità di mettere a confronto le proprie esperienze, preoccupazioni e speranze. Ma anche di imparare come si scrive un curriculum e soprattutto dove si invia (sui social network specifici come Linkedin), dove si trovano le offerte di lavoro on-line e come si fa un colloquio con simulazioni reali e visita ad alcune aziende. Poi si passa alla fase due, quella personalizzata: dieci ore di orientamento individuale per capire quali reali opportunità ci sono in base alle proprie competenze e come coglierle. «I dati ci dicono che in media il 50% dei nostri 'studenti' trova un lavoro, sarebbe bello che fosse così per tutti ma i risultati sono comunque molto positivi».
«La responsabilità sociale è uno dei valori fondanti di tutte le politiche di welfare aziendale di Comac – spiega Giuliana Rossini – : restituire al territorio una parte della ricchezza che esso contribuisce a produrre è fondamentale per l’approccio etico dell’azienda mette al centro dell’organizzazione. Avere un familiare che ha difficoltà a inserirsi o rientrare nel mondo del lavoro, infatti, costituisce una preoccupazione per l’intero nucleo, non solo dal punto di vista economico ma anche della realizzazione personale». «Il Piano Famiglia è la dimostrazione che è possibile la collaborazione fra aziende del territorio ed organizzazioni locali ed inoltre sostenere azioni di welfare rivolte ai propri collaboratori - aggiunge Paolo Motta delle Fonderie Mazzucconi -. La struttura del percorso e la metodologia utilizzata consentono ai partecipanti di intraprendere un progetto molto personalizzato, per questo motivo siamo fiduciosi che possano in breve tempo inserirsi nel mondo del lavoro».