Beni confiscati. Così la strada piena di buche arresta il "vino anti-mafia"
La cantina Centopassi, gestita dalla cooperativa Placido Rizzotto sui terreni confiscati alla famiglia Brusca, non è più accessibile
Un’altra strada in pessime condizioni blocca l’accesso a un importante bene confiscato. Ma questa volta a rischio non è solo la tutela della memoria, ma anche un’attività economica e tanti posti di lavoro. Tre mesi fa Avvenire ha denunciato lo scandalo della casa nelle campagne di San Giuseppe Jato, dove venne tenuto prigioniero e poi ucciso il piccolo Giuseppe Di Matteo, quasi irraggiungibile per il fango e i rifiuti. A sette chilometri di distanza, in contrada Don Tommasi del comune di San Cipirello, la cantina Centopassi, gestita dalla cooperativa Placido Rizzotto sui terreni confiscati alla famiglia Brusca, non è più accessibile a causa dell’impercorribilità della strada di accesso, l’ex Consortile 33 di contrada Raitano.
E questo, denuncia la cooperativa, «mette a rischio la continuità aziendale. I partner logistici, deputati alla mobilitazione delle merci, dopo sistematiche rotture dei mezzi, si rifiutano di fornire il servizio». E così il vino non può essere consegnato ai partner commerciali della Placido Rizzotto, anche big della grande distribuzione. Un danno gravissimo. Un gran brutto compleanno per la cooperativa che compie 20 anni. E che, purtroppo, conferma ancora una volta la scarsa attenzione delle istituzioni nei confronti di chi coraggiosamente gestisce i beni strappati alle mafie e lo fa con successo. La cantina, infatti, produ- ce più di 500mila bottiglie l’anno, 11 etichette diverse, sia bianchi che rossi, molto apprezzati e premiatissimi per la qualità, non solo etica ma proprio enologica. L’uva viene dai territori dell’Alto Belice corleonese e dell’Agrigentino, e viene coltivata dalle cooperative sociali Placido Rizzotto, Pio La Torre, Rosario Livatino, del Consorzio Libera Terra Mediterraneo. Nomi di vittime di 'cosa nostra', simboli della lotta al clan, così come il nome Centopassi che ricorda Peppino Impastato. Nomi che sono diventati lavoro vero e quindi dignità, per più di 170 persone nelle cooperative sociali coinvolte (più del 30% sono soggetti svantaggiati).
La cantina Centopassi, gestita dalla cooperativa Placido Rizzotto sui terreni confiscati alla famiglia Brusca, non è più accessibile - .
Posti di lavoro che ora sono a rischio per una strada di 3,6 chilometri, l’unica che permette di raggiungere la cantina, in condizioni disastrose. Come ci spiega il presidente della Placido Rizzotto, Francesco Citarda, «sono almeno dieci anni che lo stato della strada non è ottimale, ma negli ultimi quattro anni c’è stato un rapido deterioramento, e ora senza manutenzione ordinaria siamo arrivati a un punto limite e la strada è impraticabile. Prima toccava alla provincia, ora a Palermo città metropolitana». Viste le rotture sistematiche dei mezzi i partner logistici hanno avvisato di non essere più in grado di garantire la copertura del servizio di trasporto. «Abbiamo gli ordini ma non possiamo spostare il vino dalla cantina ai luoghi di destinazione. E così rischiamo di perdere i clienti. Un danno per tutte le cooperative».
Non si colpisce, dunque, solo un simbolo. 'Vogliamo fare sana impresa per autosostenerci, garantire occupazione promuovendo il territorio e valorizzando dei beni collettivi, quali sono i beni confiscati ai mafiosi. Per questo chiediamo di essere messi nelle condizioni di farlo al meglio delle nostre possibilità». Una protesta anche a nome di altri imprenditori. «Non solo noi ma tutti gli attori economici e sociali nell’Alto Belice Corleonese, si vedono penalizzati dallo stato penoso delle strade e questo compromette la possibilità di creare occupazione. Il lavoro è un diritto, è dignità come ci ha insegnato Placido Rizzotto e dove non c’è possibilità di assicurare diritti si radicano più facilmente le mafie».
E a rischio c’è anche la funzione educativa della cantina. «Coi percorsi di turismo responsabile 'Libera il g(i) usto di viaggiare' nel 2019, prima della pandemia, più di 7mila studenti e professori provenienti da tutt’Italia avevano visitato questo territorio».