La quotazione. È ancora corsa all'oro: un nuovo record per il bene rifugio più classico
Il prezzo dell'oro si è stabilizzato in mattinata dopo aver toccato all'alba un nuovo record sull'onda delle tensioni internazionali. Il contratto con consegna a giugno segna 2.273 dollari l'oncia, con una variazione di +0,72%, dopo essere salito oltre 2.277 dollari. Il prezzo spot del metallo con consegna immediata è invece a 2.253 dollari l'oncia, con una variazione minima di +0,09%. Il rally del bene rifugio per eccellenza va avanti da settimane fra la speranza di un taglio dei tassi e le tensioni geopolitiche, con il timore che la guerra di Israele contro Hamas a Gaza si diffonda ulteriormente.
I più catastrofisti ritengono che la corsa dell'oro – la quotazione è quasi il doppio di dieci anni fa - nascerebbe dai timori che i 34.000 miliardi di dollari di debito a stelle e strisce costringano la Fed a disinnescare il “buco” nel bilancio federale ricorrendo a più inflazione, che ridurrebbe il rapporto debito/Pil. Da questo scenario, con l'esigenza di difendere valore dall'inflazione, verrebbe la corsa all'oro, che spesso sembra andare a braccetto col bitcoin e che oggi ha trascinato con sé palladio, platino, argento.
Mohamed el-Erian, già “guru” dei bond a capo di Pimco e oggi presidente del Queen's College a Cambridge, più concretamente spiega le quotazioni record dell’oro con il fatto che la Fed, "la banca centrale più potente del mondo, sembra intenzionata a tollerare un'inflazione più alta, più a lungo". Questa la lettura - anche politica - dei tre tagli dei tassi confermati dalla Fed per il 2024, l'anno delle elezioni negli Usa, nonostante un'inflazione ostinata (3,2% a febbraio) e un'economia che non accenna a raffreddarsi. Il mercato del lavoro Usa è in piena corsa, con le richieste di sussidio di disoccupazione in calo a 210.000 contro attese per un rialzo.
Uno scenario - quello delle banche centrali in assetto espansivo - che piace non solo agli investitori del metallo giallo, ma anche allo spread e alle Borse. La corsa del metallo giallo è una buona notizia anche per le banche centrali che lo usano come riserva, fra le quali spicca la Banca d'Italia che con le sue 2.452 tonnellate d'oro è seconda soltanto alla Federal Reserve e alla Bundesbank. Se la Fed si appresta a tagliare con la Bce a giugno, la sensazione che il ciclo monetario restrittivo è finito si è avuta nei giorni scorsi con la Svizzera. La Swiss National Bank, contrariamente alle attese, ha anticipato le altre grandi banche centrali abbassando i tassi all'1,50%, quando quasi tutti prevedevano restassero all'1,75%.