Confindustria. Più occupati con il Jobs act, ma frenata dal 2016
La decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato, varata nel gennaio 2015, e l'introduzione del contratto a tutele crescenti, dal marzo dello stesso anno, hanno prodotto «un cospicuo aumento dell'occupazione a tempo indeterminato, che ha trainato la crescita dell'occupazione totale, sostituendosi in larga misura a quella a termine e compensando gli ulteriori cali di quella indipendente (quasi 500mila unità perse da fine 2007, di cui 85mila da inizio 2014)». È una nota del Centro studi di Confindustria (Csc) a fare il punto sugli effetti degli sgravi fiscali e del Jobs act del governo Renzi sul mercato del lavoro.
Da inizio 2014 a metà 2016 l'occupazione ha puntato verso l'alto, con un incremento che varia tra +2,3% e +2,9% a seconda dell'indicatore usato per misurarla. La crescita delle persone occupate (+651mila) è stata trainata dalla componente dipendente. Il Csc sottolinea però che per la seconda parte del 2016 la risalita dell'occupazione ha subito un arresto. L'84% dell'aumento dell'occupazione dipendente registrato
nel corso del 2015 (+288mila unità), si legge, è avvenuto con contratti a tempo indeterminato; degli aggiuntivi 210mila posti di lavoro dipendente guadagnati nei primi nove mesi del 2016, quasi i due terzi sono a tempo indeterminato. L'aumento dell'occupazione è quasi interamente avvenuto nei servizi privati mentre la massiccia perdita nell'industria in senso stretto non è stata recuperata (ancora 715mila occupati in meno nel terzo trimestre 2016 rispetto a fine 2007).
Si è verificata un'espansione delle opportunità lavorative anche per i giovani: il tasso di occupazione dei
25-29enni è aumentato di 3,8 punti percentuali da fine 2013 a metà 2016, quello dei 15-24enni di 1,7 punti.
«Le informazioni disponibili per la seconda parte del 2016 indicano che la risalita dell'occupazione ha subito un arresto, anche quella dipendente nell'ultimo quarto dell'anno. Quanto di questi andamenti è attribuibile al Jobs act e/o ai temporanei esoneri contributivi - spiega il Csc - è troppo presto per dirlo. Il
recente stallo dell'occupazione è almeno in parte spiegato dal processo di riallungamento degli orari che, finché non sarà esaurito, smorzerà la creazione di nuovi posti di lavoro».