Economia

CRISI. Confindustria: prezzo petrolio rallenta la ripresa

giovedì 10 marzo 2011
In Italia «si osservano segnali più decisi di accelerazione» della ripresa economica, «anche se rimane ampio il divario di crescita con le altre nazioni». Ma, indica Confindustria, in questo scenario «si sono inseriti nuovi fattori di rischio». Come «lo shock rappresentato dal rincaro delle materie prime e in particolare del petrolio» che «rischia di rallentare sensibilmente la ripresa nei Paesi avanzati». Un prezzo a 115 dollari al barile «può comportare un minor livello del Pil italiano di circa lo 0,7% in due anni a parità di altre condizioni». Lo ha spiegato il direttore generale di Viale dell'Astronomia, Giampaolo Galli, in una audizione alla Commissione Bilancio della Camera sul piano nazionale di riforma che, comunicato lo scorso novembre dal Governo all'Unione europea, verrà presentato ad aprile con il testo definitivo.Il rincaro delle materie prime può avere effetti recessivi che, avverte Confindustria, «possono essere aggravati dai rialzi dei tassi di interesse annunciati dalle autorità monetarie e dal conseguente apprezzamento del cambio dell'euro». Mentre il piano presentato dal governo all'Europa, nel contesto degli obiettivi 2020 e del percorso di uscita dalla crisi, «nella sua versione provvisoria» appare «scarsamente ambizioso, specie alla luce del ritardo accumulato nell'ultimo decennio dall'Italia».In Italia serve, in un contesto europeo, «una riflessione seria e condivisa sulle strozzature che ostacolano la crescita del nostro Paese e sulle politiche che possono e devono essere messe in campo per tornare a essere competitivi in Europa e nel mondo», sottolinea il dg di Confindustria.   Lo scenario della crisi illustrato ai parlamentari da Giampaolo Galli indica una ripresa globale che a inizio 2011 «ha dato nuovi e ancor più convincenti segni di rafforzamento e diffusione, con il coinvolgimento delle principali economie avanzate, a cominciare da Stati Uniti e Germania».In questo contesto «anche in Italia si osservano segnali più decisi di accelerazione, soprattutto dell'industria manifatturiera, con una significativa riduzione della cassa integrazione, anche se rimane ampio il divario di crescita con le altre nazioni, divario esistente prima della crisi e che si è confermato da quando a metà 2009 la ripresa globale è cominciata».È uno scenario oggi «favorevole» nel quale «si sono inseriti nuovi fattori di rischio che si sono aggiunti a quelli più volte indicati» da Confindustria: tra i quali, ricorda Galli, l'alta disoccupazione soprattutto giovanile, le difficoltà di accesso al credito, la crisi dei debiti sovrani e l'aumento dei debiti pubblici, difficoltà nel settore immobiliare, gli squilibri commerciali a livello globale. Oggi si aggiunge «lo shock» dell'aumento delle materie prime. E in particolare del petrolio che, «dovuto in parte a ragioni geopolitiche», rischia di frenare la ripresa.