Confindustria. La ripresa si fa attendere: arriverà in estate
Consumi ancora fermi per l'emergenza Covid. Le famiglie risparmiano per precauzione
Per la ripresa bisognerà avere pazienza. E aspettare l’estate. La nuova ondata di contagi e le conseguenti restrizioni a livello planetario lasciano la crescita economica confinata nel limbo dell’incertezza. Il tanto atteso "rimbalzo" si farà attendere ancora un pò. Spiragli di luce arriveranno solo nella seconda metà dell’anno, secondo la previsione contenuta nella "Congiuntura Flash" del Centro studi di Confindustria. Il 2021 si è aperto in un clima grigio: le famiglie tendono a risparmiare per precauzione e molti acquisti sono ostacolati dalle norme anti-Covid. Tutto ciò frena e continuerà a frenare i consumi e il Pil. Un recupero è atteso solo dal terzo trimestre 2021, sopra le stime iniziali se la vaccinazione sarà efficace e rapida.
«Un allentamento delle restrizioni anti-pandemia – si legge nel documento – rilancerebbe anche la fiducia e quindi la domanda, liberando per i consumi le risorse accumulate in questi mesi col risparmio "forzato". Il recupero potrebbe poi proseguire, se l’aumento dei vaccinati continuasse a far calare i contagi. Comunque, la flessione stimata per fine 2020 e la debolezza attuale fanno già rivedere al ribasso la crescita complessiva attesa per quest’anno».Secondo un’indagine Banca d’Italia, a novembre i prestiti alle imprese sono arrivati al +8,1% annuo. Tuttavia, la domanda "emergenziale" rimane limitata a finanziare il capitale circolante, dati i fatturati compressi in vari settori, non i nuovi investimenti. Si allarga la forbice tra i servizi ancora in crisi e l’industria che regge, sia pure con andamenti altalenanti. L’export italiano ha dato segnali di ripresa a novembre (+4,1%), tornando sui livelli pre-crisi, ma a dicembre c’è stata una nuova flessione. Spiccano in positivo le esportazioni verso Germania, Svizzera, Cina e Usa.Il centro studi di viale dell’Astronomia ha reso noti anche i dati sulla produzione manifatturiera nei primi undici mesi del 2020, che ha fatto segnare un netto 13% in meno rispetto all’anno precedente.
«La pandemia ha inferto un duro colpo all’industria italiana nel 2020 – si legge nel documento – a causa soprattutto della caduta di domanda, interna ed estera, conseguente alle misure di contenimento introdotte in Italia e negli altri paesi colpiti dal virus». Il calo della produzione è stato massimo durante il lockdown di primavera, toccando valori inferiori di oltre il 50% rispetto a quelli pre-Covid. Il recupero nei mesi estivi (+29%) ha contribuito in modo determinante a limitare le perdite nell’anno. L’impatto della crisi sanitaria è stato però molto variabile a seconda dei settori industriali. Le produzioni di beni essenziali sono state esentate dagli effetti del lockdown mentre la domanda di beni di consumo durevoli, facilmente rinviabile, è crollata. Nel complesso del 2020, dopo il forte recupero nel terzo trimestre, i settori manifatturieri più penalizzati, con crolli di attività oltre il -20%, restano quelli legati alla filiera della moda (tessile, abbigliamento, pelle) e dell’automotive, quest’ultimo già in difficoltà prima della pandemia. Viceversa, i settori dell’alimentare-bevande e della farmaceutica hanno limitato entro il -5% la perdita nel 2020 rispetto all’anno precedente.