Commercio. Confesercenti: ogni giorno chiudono 18 negozi
I negozi di abbigliamento hanno sofferto durante la pandemia: dal 2019 ad oggi 8500 hanno chiuso
Un ritmo di 18 negozi al giorno che chiudono i battenti: è questa la previsione fatta da Confesercenti per i prossimi anni, in uno studio realizzato con Ipsos dal titolo il "Commercio oggi e domani" presentato oggi a Roma. Servono misure strutturali per sostenere le attività di vicinato che hanno già subito una forte riduzione dal 2019 ad oggi, alla fine dell'anno se ne conteranno 52mila in meno con una contrazione del 7%. Da qui al 2030 saranno altri circa 73 mila (-11% sul totale). C'è "un'accelerazione del processo di desertificazione su cui incide la doppia crisi vissuta dal comparto che, dopo lo stop imposto dalla pandemia, ha visto interrompersi la ripresa a causa degli effetti di inflazione e caro-energia, che hanno eroso la capacità di spesa delle famiglie" è lo scenario preoccupante che emerge dall'indagine.
A diminuire rispetto al 2019, in numeri assoluti, sono soprattutto i negozi di moda (-8.553 unità rispetto al 2019, con un calo del -6,3%), anche se le riduzioni percentuali più elevate vengono registrate da giornali e articoli di cartoleria (-13,5%, per 3.963 imprese in meno). In forte contrazione anche le imprese attive nella vendita di pane e torte, (-6,1%, per 679 attività in meno) e di carni (-5,7%, -1.663 imprese). Più contenuta la perdita per le librerie (-2%). Confesercenti segnala anche quanto sia "difficile aprire una nuova attività: nel 2022 sono nate solo 22.608 nuove attività, il 20,3% in meno del 2021. La media è "di oltre due negozi spariti ogni ora. E nel 2023 la situazione non migliora: nei primi tre mesi dell'anno le nuove aperture sono ancora il 18% inferiori a quelle registrate nello stesso periodo del 2019".
Per far fronte al rischio desertificazione e al calo del potere d'acquisto delle famiglie Confesercenti propone misure fiscali per ridurre la pressione delle imposte sulle famiglie, come "detassare gli aumenti contrattuali per il prossimo biennio" misura che potrebbe generare 3 miliardi di euro di consumi aggiuntivi già a partire dalla prossima tornata contrattuale.
I negozi non saranno cancellati dall'eCommerce. Canale off-line e on-line sono destinati a coesistere e ad integrarsi, anche se è vero che esiste un problema con le grandi piattaforme internazionali, che godono di un netto vantaggio fiscale. Visto che la web tax, che poteva riequilibrare la concorrenza, è difficile applicazione, la presidente Patrizia De Luise ha proposto una 'shop tax reduction', un regime fiscale di vantaggio per i negozi sotto i 400mila euro annui di fatturato. "Si tratta di uno degli interventi che pensiamo vadano resi strutturali per il sostegno delle attività di vicinato - ha evidenziato -. Serve anche un pacchetto di formazione per gli imprenditori, sostegno all'innovazione e agli investimenti tecnologici, e l'introduzione della cedolare secca per le locazioni commerciali. Siamo convinti che, con queste misure, sarebbe possibile ridurre gli effetti dell'erosione delle quote di mercato delle piccole superfici, recuperando 5,5 miliardi di euro di vendite, e salvando quasi 30mila attività commerciali dalla scomparsa nei prossimi sette anni".
Gli acquisti nei negozi fisici sono ancora i preferiti dagli italiani, anche fra i giovani, ma pesa la frenata della capacità di acquisto: -14,7 miliardi in due anni, -540 euro a famiglia, avverte Confesercenti. La perdita di potere d'acquisto è stata di 11,8 miliardi nel 2022 e si stima un calo per altri 2,9 miliardi quest'anno. A difendere negozi e livello dei consumi non è bastato un forte ricorso al risparmio: "Nel 2022 gli italiani hanno destinato ai consumi circa 52,9 miliardi di risparmio accumulato dalle famiglie e, senza un'inversione di tendenza, ne bruceranno altri 27 miliardi nel 2023".