Economia

LA MANOVRA E I CONTI. «Con la nuova Tari maxi-stangata sui negozi»

Nicola Pini sabato 2 novembre 2013
​Dopo la Tasi, l’imposta sui servizi comunali indivisi che sostituirà l’Imu prima casa, finisce sotto tiro anche la «sorella» Tari, l’ultima reincarnazione della tassa sui rifiuti che, secondo la Confcommercio, avrà i caratteri di una vera e propria stangata. Ieri l’associazione ha aperto il fuoco contro quella che sarà una delle due gambe della service tax, denunciando un aumento medio dei costi per negozi e piccole imprese pari al 290% rispetto alla vecchia Tarsu: in pratica chi pagava 100 pagherà 390, il quadruplo. Per alcune tipologie di azienda il conto sarebbe ancor più salato con aumenti del 480% per un ristorante fino a  oltre il 600% per l’ortofrutta e le discoteche.L’allarme lanciato sulla tassa rifiuti è solo l’ultimo in ordine di tempo riguardo agli effetti della legge di stabilità. Nei giorni scorsi in commissione Bilancio parti sociali e osservatori qualificati non hanno lesinato critiche. I sindacati sono insoddisfatti per l’esiguità del taglio del cuneo fiscale come per la nuova stretta sugli stipendi degli statali e sulle pensioni oltre i 1500 euro. I costruttori criticano il complesso della nuova imposizione sulla casa che rischia di essere in alcuni casi più pesante di prima. Anche Corte dei Conti e Bankitalia hanno espresso riserve sulle misure fiscali, che potrebbero avere effetti regressivi.I partiti di maggioranza stanno correndo ai ripari ed entro giovedì presenteranno i loro emendamenti in Commissione Bilancio al Senato. Si lavora soprattutto in due direzioni: aumentare gli sconti sul cuneo fiscale restringendo la platea dei beneficiari, e rimodulare la service tax reintroducendo le detrazione per le fasce deboli. Il governo è d’accordo purché non vengano toccati i saldi della manovra. C’è il tentativo, soprattutto da parte del Pd, di trovare nuove risorse con forme mirate di tassazione (rendite finanziarie, aumento del contributo di solidarietà, "tassa su Google"). Ma il Pdl non vuole aggravi di imposta. Tornando alla Tari, l’indagine di Confcommercio ha calcolato che con il passaggio dalla Tarsu al nuovo tributo ci sarà una maggiorazione di circa sei volte per i ristoranti e pizzerie (+482%). La spesa annua per un’attività con una superficie media di 200 mq, passerà da 802 euro a 4.674 euro. La batosta sarà ancora più dura per ortofrutta, pescherie, pizza al taglio –  con superficie media di 100 mq la spesa volerebbe da 400 a tremila euro – e per le discoteche: con superficie media di 200 mq si passerà da 558 euro a 4.373 euro. Segno più anche per gli altri esercizi, anche se un po’ meno marcato: bar e pasticcerie avranno aumenti del 314%,  supermercati e alimentari del 188%, mentre abbigliamento e calzature si fermeranno a un +46%. Si tratta di «incrementi molto rilevanti e ingiustificati che derivano essenzialmente dall’adozione di criteri presuntivi e potenziali e non dalla reale quantità di rifiuti prodotta», sostiene  Confcommercio che denuncia una «pesante penalizzazione per il sistema delle imprese della distribuzione e dei servizi che impone la necessità di rivedere al più presto la struttura del sistema di prelievo». Mantenere questa situazione «sarebbe davvero insostenibile per le imprese» e per l’«intero sistema Paese».