Economia

Welfare d'impresa. Conciliare casa e lavoro: è l'ora della svolta

Maurizio Carucci martedì 19 agosto 2014
Crescono le buone pratiche per la conciliazione lavoro-famiglia. Le leggi ci sono, ma spesso sono inapplicate. Sono perfino nati premi e società di consulenza specializzate nell’offerta di servizi per migliorare il welfare aziendale. Ma si potrebbe fare di più, visto che il 67,2% dei genitori italiani non è soddisfatto dei servizi educativi offerti dagli enti pubblici e dichiara di avere bisogno di un supporto ulteriore per accudire ai propri figli. Nel 51,3% dei casi preferendo chiedere aiuto ai parenti (soprattutto ai nonni). Inoltre, la metà di loro sostiene che le strutture messe a disposizione dalle amministrazioni locali coprono solo parzialmente i bisogni delle famiglie, suggerendo un potenziamento, nell’area territoriale di residenza, di spazi verdi attrezzati (il 13,7%), spazi studio e gioco (l’11,1%), impianti sportivi (8,9%), ludoteche e baby parking (7,9%). Sono i dati presentati nell’ambito del progetto Wonder Tata, realizzato da Modavi Onlus e finanziato dal ministero del Welfare. La mappatura, che a livello nazionale ha coinvolto 1.882 mamme e papà intervistati, ha messo in evidenza una preoccupante carenza dei servizi all’infanzia nel nostro Paese, che non rispondono affatto alle esigenze lavorative dei genitori. Creando loro, in particolare se donne, non poche difficoltà nella conciliazione dei tempi di vita familiare e professionale. Tuttavia le buone prassi si stanno diffondendo. In Aon, per esempio, gruppo di brokeraggio assicurativo/riassicurativo e di consulenza delle risorse umane, esiste un’ampia flessibilità riguardo alla scelta della forma di part-time, con varie forme orizzontali e verticali per venire incontro alle più diverse esigenze familiari. Alla Pirelli, invece, il portale People Care offre ai propri dipendenti un modello innovativo di servizi integrati: un ventaglio di soluzioni che va dalla strutturazione di servizi di babysitting alla ricerca di badanti e operatori sanitari a tariffe agevolate, dalle soluzioni per favorire la mobilità sostenibile ad altri servizi e convenzioni per il tempo libero. Con People Care i dipendenti hanno a disposizione un supporto reale nella gestione e soluzione delle problematiche quotidiane legate a situazioni critiche o di emergenza, oltre ad un’offerta di servizi scontati per la casa e il tempo libero. Il personale è accuratamente selezionato, le tariffe sono stabilite sulla base di convenzioni riservate all’azienda. Inoltre è stato diffuso l’opuscolo 'Genitori al lavoro: nasce una mamma e...un papà' per illustrare le principali disposizioni normative e contrattuali a tutela dei genitori lavoratori; proporre spunti di riflessione e sollecitazioni sul percorso delle neomamme e dei neopapà verso una genitorialità condivisa, anche in ambito lavorativo. Addirittura con un workshop rivolto a neomamme e neopapà si è voluto stimolare tra i partecipanti un confronto e uno scambio sull’impatto del nuovo ruolo genitoriale sulla propria vita lavorativa. Mentre è stata sottoscritta una convenzione con un asilo nido interaziendale, collegato all’Università degli Studi di Milano Bicocca. Inoltre è previsto un rimborso tramite le polizze sanitarie aziendali di alcune tipologie di spese mediche (per esempio latte in polvere) sostenute per i figli a carico; c’è la possibilità di part-time per un anno, su richiesta della dipendente, al rientro dalla maternità.  Non sono da meno le iniziative alla Whirlpool. 'Bentornate al lavoro' non è soltanto l’augurio che accoglie le neomamme al rientro in ufficio o in fabbrica dopo la maternità: è un programma specifico di aiuto approntato dall’azienda per il reinserimento lavorativo dopo un’assenza prolungata fatto di attività di formazione, affiancamento on the job e coaching individuale. Il programma Welcome back training è parte del progetto 'Whirlpool per la famiglia' (che comprende il servizio dei campi estivi e le convenzioni con gli asili nido), con cui l’azienda ha partecipato al bando del dipartimento per le Politiche della famiglia e che è stato finanziato per un importo di circa 250mila euro.