Unaitalia. Comparto avicolo in affanno: dalla Ue ipertrofia regolatoria
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Le carni bianche insieme alle uova sono un punto fermo della dieta degli italiani ma la produzione ha subito nel 2022 una battuta d’arresto: un calo dell’11,2% che ha messo a rischio per la prima volta la storica autosufficienza dell’Italia a causa degli effetti dell’aviaria che ha provocato danni al settore per 262 milioni di euro da ottobre 2021 a maggio 2022. A queste difficoltà si andranno a sommare i danni dell’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, una delle regioni a più elevata vocazione avicola, che sono stimati in 15 milioni di euro. Sul piatto della bilancia ci sono poi il peso dell’inflazione che continua ad essere elevata (al 7,6% a maggio) e l’aumento del 23% dei costi produttivi. L’anno scorso sono stati prodotti 1,22 milioni di tonnellate di carne avicola e 11,8 miliardi di uova per un fatturato complessivo di 7,4 miliardi. Forlini ha avanzato la proposta di creare un Polo made in Italy della ricerca nell’agroalimentare per «non continuare a dipendere dagli studi di centri di ricerca e università, molto spesso del Nord Europa, che si ispirano a modelli diversi dal nostro e che sono presi a riferimento nel processo decisionale europeo».
L’assemblea è stata l’occasione per ribadire i considerevoli passi avanti fatti dall’avicoltura italiana che rimare un modello produttivo virtuoso e dà lavoro a 64mila addetti. Dal 2011 al 2020 sono stati tagliati del 90% gli antibiotici utilizzati mentre le emissioni di anidride carbonica sono dimezzate rispetto a quelle globali. Infine il 62% della produzione riporta informazioni volontarie aggiuntive in etichetta per orientare i consumatori. L’eurodeputato Paolo De Castro, membro della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, ha confermato che a Bruxelles c’è una forte pressione di carattere ambientale e che il peso delle associazioni sta crescendo. «Il clima è cambiato: tutti sono contro la Pac, la politica agricola europea - ha detto -. Anche in Paesi come la Francia non c’è giorno in cui i giornali non attacchino l’agricoltura che non è biologica o attenta all’uso della chimica». Si rischia che entro l’anno ci siano sette o otto nuovi regolamenti sulla sostenibilità e sul benessere animale difficili da digerire, ha detto De Castro.
Positivo invece il giudizio sulla politica agricola del governo Meloni. «Bene i primi provvedimenti - ha sottolineato Forlini - come il segnale politico sulla carne prodotta in laboratorio, la svolta impressa sul tema delle Tecniche di evoluzione assistita (Tea), che potrebbe ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime per mangimi, o il disegno di legge sul “meat sounding” che sfrutta i nomi normalmente riferiti alla carne per prodotti a base di proteine vegetali». Al governo Unaitalia chiede di proteggere in Europa un asset strategico del made in Italy con meccanismi di vera reciprocità rispetto alle importazioni extra-Ue, la difesa della sicurezza alimentare per i consumatori e periodi di adeguamento alle nuove regole. Tra le richieste anche la riduzione del cuneo fiscale e la riduzione dell’Iva al 4% sui prodotti avicoli definiti “le proteine più democratiche” del carrello della spesa per far ripartire i consumi.