La professione. Commercialisti, quando conta il ricambio generazionale
Un commercialista compila i 730
Anche quella del commercialista è una professione in evoluzione. Non si limita più a compilare dichiarazioni dei redditi. È contabile, revisore, sindaco, consulente di marketing, si occupa di fisco e di finanza, offre assistenza fiscale al contribuente, lavora in azienda o in proprio, in studio, in ufficio e su Internet. Interviene in successioni e divorzi, liti condominiali e tra vicini di casa. Parla con il direttore di banca e con quello della locale Agenzia delle entrate. Tuttavia «la professione di dottore commercialista è alle prese con un grave problema: quello del ricambio generazionale». Lo dice Matteo De Lise, presidente dell'Ungdcec-Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili. Continua infatti a diminuire il numero di giovani che vogliono approcciarvi e di conseguenza cala anche il numero di tirocinanti: i dati elaborati dalla Fondazione nazionale dei commercialisti nel rapporto 2021 evidenziano un calo dal 2019 al 2020 del 10%. «La professione continua a perdere attrattività anche perché è poco (o male) conosciuta - spiega De Lise -. I giovani ne hanno una visione distorta, il commercialista è considerato deputato al calcolo delle tasse da versare allo Stato e non una figura dinamica e strategica per le imprese e i cittadini. Per questo, abbiamo presentato alle istituzioni otto proposte che mirano a innestare una nuova cultura del dottore commercialista nelle Università, luoghi dove oggi non si parla abbastanza della centralità del professionista nello scenario economico italiano». Queste le otto proposte: istituire nelle Università un percorso di laurea specifico e propedeutico allo svolgimento della professione, sgravando il laureato di una delle prove previste per l'esame di Stato; coinvolgere giovani professionisti in qualità di docenti sia nel percorso di laurea che in materie tecniche e specifiche; organizzare seminari di applicazione alla professione di dottore commercialista ed esperto contabile con taglio pratico; riconoscere la possibilità allo studente che frequenta il percorso di laurea, di intraprendere una esperienza di sei mesi all'interno di uno studio professionale; invitare i presidenti delle Unioni Locali a presenziare alle giornate di orientamento al lavoro; predisporre laboratori simili a veri e proprio studi professionali, al fine di rendere edotti gli studenti sulle opportunità che il mercato offre; esonerare il laureato dell'esame di idoneità professionale per revisore legale; uniformare il tirocinio e l'esame da revisore legale. Per lo stesso De Lise, «incentivare le aggregazioni tra professionisti, anche per favorire l'inserimento dei giovani negli studi, e abolire le discriminazioni esistenti in campo fiscale fra chi svolge l'attività professionale in forma individuale e chi lo fa in forma aggregata (si pensi all'assoggettamento all'Irap o ai diversi regimi Irpef ed Iva fra forfettari e ordinari, senza dimenticare eventuali doppie imposizioni previdenziali) è improcrastinabile. Oggi l'aggregazione tra professionisti è una necessità: lavorare insieme significa ammortizzare i costi, accrescere le competenze e la specializzazione degli studi e migliorare le prestazioni offerte ai clienti. Invece, facciamo i conti con riforme che, nella prospettiva di ridurre il prelievo fiscale a chi presenta livelli minori di fatturato, stanno esasperando le forme individuali di esercizio della professione producendo un "nanismo" professionale che va contro l'interesse generale del Paese. E che produce danni a una categoria che, anno dopo anno, deve fare i conti con il calo degli iscritti». Di questo e altri temi si discuterà al prossimo 60esimo congresso nazionale dell'Ungdcec, in programma a Palermo il 27 e 28 aprile prossimi. Interverranno i principali esperti di settore, rappresentanti del mondo della politica e della professione che relazioneranno sia sui contenuti generali della riforma fiscale che su quelli specifici più legati alla professione di dottore commercialista. Si parlerà anche dell'abolizione dell'Irap.
La Cassa a sostegno della professione
Con 73mila iscritti e un patrimonio di oltre dieci miliardi di euro, la Cdc-Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei dottori commercialisti compie 60 anni di attività. Una lunga storia iniziata nel 1963, con la nascita dell’ente, la cui missione è da sempre favorire un sistema previdenziale adeguato, equo, innovativo e sostenibile per i propri professionisti e i loro familiari. Nel 2004, a seguito di attente valutazioni demografico-attuariali, infatti veniva riformato il sistema previdenziale con l’introduzione del metodo di calcolo contributivo delle prestazioni pensionistiche in luogo di quello retributivo. La Cassa, poi, dal 2016, amplia le iniziative di welfare strategico a favore della categoria, puntando su maggiori tutele e sullo sviluppo di competenze per i propri iscritti e, in generale, per il mondo delle professioni, ispirandosi ai principi di inclusività, equità, crescita professionale e attenzione allo sviluppo dei territori. Negli ultimi anni, un’attenzione particolare è stata rivolta alle donne e ai giovani professionisti in fase di avvio dell’attività, con iniziative come l’approvazione della delibera sulla proroga dell’esonero dalla contribuzione minima soggettiva per i neoiscritti over 35 e i bandi per l’acquisto di beni strumentali e il supporto alle aggregazioni. L’incidenza femminile è oggi pari al 33,3%, con oltre 24 mila professioniste a fronte di circa 49 mila professionisti uomini. Nonostante la crescita reddituale delle iscritte prosegua a un ritmo più sostenuto rispetto a quello degli uomini, il divario di genere rimane elevato. Lo scorso anno, le dottoresse commercialiste hanno registrato un reddito medio e un volume d’affari inferiori rispettivamente del 45,5% e del 50,4% rispetto a quelli dei colleghi. Negli ultimi anni molto è stato fatto anche per la formazione e per il supporto alla genitorialità, grazie all’attivazione del primo bando per contributi alle spese di frequenza in asili e scuole dell’infanzia. La Cassa testimonia, così, il suo impegno a supporto della crescita culturale, professionale e familiare della categoria. A oggi, gli interventi assistenziali finanziati dall’ente ammontano ad oltre 20 milioni di euro annui. Dal 2017, con la serie di convegni sul territorio, organizzati in collaborazione con i delegati territoriali e gli Ordini locali, l’ente si è avvicinato ancora di più ai propri iscritti, aggiornandoli in modo capillare su iniziative, proposte e interventi in atto sul fronte assistenziale e previdenziale, anche attraverso l’apertura di sportelli di consulenza che, stando anche ai risultati di due survey effettuate nel 2018 e nel 2022, è un servizio molto apprezzato dagli iscritti che hanno sottolineato l’utilità e la chiarezza delle informazioni fornite. Inoltre la Cassa ha rinnovato la propria identità puntando sulla semplificazione e sulla vicinanza ai propri iscritti con l’obiettivo di trasmettere in maniera più immediata l’essenza dell’ente: nascono così il nuovo logo, i canali social e l’App Cdc. Gli iscritti che ne faranno richiesta potranno beneficiare di un contributo pari a 500 euro nel caso di prestiti di importo minimo di 10mila euro e di un ulteriore 1% sulla quota di finanziamento eventualmente eccedente i 10mila euro, fino a un valore massimo del prestito di 30mila euro. Anche i soci di Stp (Società tra professionisti) o di Studio Associato possono accedere al contributo che verrà, quindi, riconosciuto al singolo iscritto che ne farà richiesta in proporzione alla sua quota di partecipazione all’utile della Stp o dello Studio. La domanda dovrà essere presentata esclusivamente utilizzando il servizio on line Csf, disponibile all’interno dell’area riservata sul sito web di Cdc entro il 2 maggio 2023. Per consultare i bandi cliccare qui. Infine nel 2023, la Cdc ha stanziato tre milioni di euro per supportare la formazione dei propri iscritti. La domanda dovrà essere presentata esclusivamente utilizzando il servizio on line Cfc entro il 30 settembre 2023. Oltre al bando per le attività formative, l’ente ha rinnovato anche per quest’anno quello relativo alle borse di studio a favore degli iscritti e dei loro familiari per un totale di oltre tre milioni di euro. Le domande di partecipazione possono essere presentate fino al 18 maggio 2023, utilizzando i moduli presenti nella pagina dedicata ai bandi sulla homepage del sito della Cdc. Per consultare il bando per la formazione e l’acquisizione di nuove competenze clicca qui. Per consultare il bando per le borse di studio clicca qui.