Ancal. «Commercialisti intermediari strategici per il rilancio dell'occupazione»
Gian Piero Gogliettino, segretario generale dell'Ancal
«La pandemia da Covid19 ha messo in evidenza la necessità – e dunque la strategicità – di una enfatizzazione delle politiche attive del lavoro che, in una logica preventiva e curativa, possono ricoprire un ruolo fondamentale per garantire non solo la tenuta dei livelli occupazionali, ma pure l’occupabilità di soggetti particolarmente deboli». Lo afferma Gian Piero Gogliettino, segretario generale dell’Ancal (Associazione nazionale commercialisti Area Lavoro). «L’emergenza epidemiologica in corso - continua Gogliettino - ha messo in crisi non solo il nostro sistema sanitario, ma pure la stabilità dei posti di lavoro, già particolarmente debole per il nostro Paese. Pur apprezzando il notevole sforzo finanziario messo in atto dal governo per assicurare un minimo di continuità salariale ai lavoratori sospesi ovvero in riduzione di orario non possiamo sottacere le rilevanti criticità in termini di efficacia dell’intervento, lamentando in particolare notevoli ritardi rispetto alla liquidazione dell’ammortizzatore sociale».
«È necessario un cambio di passo - aggiunge il segretario generale dell’Ancal - non solo di stampo assistenziale, che da un lato sappia coniugare semplificazione delle procedure e allargamento strutturale dei destinatari degli strumenti a sostegno del reddito, dall’altro, in chiave prospettica, metta gli stessi ammortizzatori sociali in correlazione sempre più marcata con le politiche attive del lavoro. Se si vogliono massimizzare gli effetti delle stesse misure attive con l’obiettivo pubblicistico del rafforzamento del matching tra domanda e offerta di lavoro, bisogna ampliare la cerchia dei soggetti privati deputati ad assicurare i servizi per il lavoro, nell’ottica della sussidiarietà, coinvolgendo anche la comunità dei commercialisti, già individuati dal legislatore come intermediari qualificati nella consulenza del lavoro».
«Purtuttavia – conclude Gogliettino – è del tutto evidente che le politiche del lavoro da sole non bastano; rappresentano una misura necessaria, ma non sufficiente a generare buona e solida occupazione. Bisogna intervenire con ingenti risorse per favorire gli investimenti, sia pubblici che privati, attraverso una politica industriale mirata e fiscale di vantaggio, tali da generare una crescita della domanda interna, dei consumi e, pertanto, del Pil».