Lavoro di cura. Colf e badanti solo per ricchi
In Italia cresce il numero di anziani che hanno bisogno di assistenza domiciliare
Una spesa necessaria ma non sempre sostenibile. Il ricorso a collaboratori domestici per la cura di familiari, siano essi anziani non autosufficienti o bambini, o la gestione della casa è per gli italiani una voce che incide in maniera consistente sul bilancio familiare. In media dai 650 ai 1200 euro a seconda della tipologia di aiuto di cui si ha bisogno e dal contratto che viene applicato. Il secondo rapporto «Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia» realizzato dal Censis per Assindatcolf (l’associazione dei datori di lavoro domestico) su un campione di associati (composto nel 47,5% dei casi da coppie con figli, nel 50% da over60 e nel 70% da donne) analizza nel dettaglio i comportamenti delle famiglie. Il 79,5% del campione impiega una collaboratrice domestica. Le colf sono prevalentemente di origine straniera, nell’83% dei casi, e vengono assunte ad ore in nove casi su dieci, con uno stipendio medio di 650 euro al mese. Il ricorso all’aiuto domestico è motivato soprattutto dall’impossibilità di occuparsi direttamente della casa (per il 43,3% degli intervistati) e rappresenta un elemento di conciliazione tra impegni professionali e familiari (21,4%). Tra gli over 75 il ricorso alla colf è molto diffuso e si attesta al 67%.
Percentuale assai più ridotta, pari al 20,4%, quella che ricorre ad una badante per assistere un anziano non autosufficiente. Anche in questo caso si tratta quasi sempre (85%) di straniere spesso assunte con contratti di convivenza (67%). La domanda in questo caso è guidata da coloro che hanno un familiare non convivente con problemi di salute ma non possono assisterlo direttamente (38,2%), un’urgenza che viene sentita soprattutto dai cinquantenni con genitori ultraottantenni. Per la badante la spesa mensile è di 1.200 euro, cifra giudicata 'sostenibile' soltanto dal 31,4% degli intervistati. Secondo gli osservatori in Italia lavorano circa 2,3 milioni tra colf e badanti, con un milione di lavoratori in regola. La percentuale di famiglie che ricorre alle baby sitter rappresenta solo il 7,1% del campione analizzato dal Censis. La differenza principale in questo caso sta nel fatto che quasi la metà del personale impiegato è italiano (il 47,8%). L’impegno come per le colf è prevalentemente su base oraria con una spesa mensile di circa 750 euro, considerata sostenibile dal 58% delle famiglie, al limite delle proprie possibilità economiche dal 41,2%. La conciliazione degli impegni professionali con quelli genitoriali è la motivazione principale che spinge le famiglie ad assumere una baby sitter insieme alla mancanza di nonni e altri familiari disponibili.
«I risultati dell’indagine ci offrono importanti spunti di riflessione – sottolinea Andrea Zini, presidente di Assindatcolf –. Quando è la famiglia a modulare la richiesta di assistenza il costo risulta nella maggior parte dei casi sostenibile, al contrario quando si deve far fronte a una condizione di non autosufficienza soprattutto improvvisa viene meno la possibilità di organizzarsi. È a questo punto che le famiglie entrano in affanno e il costo diventa insostenibile». Per l’associazione di datori di lavoro domestico, considerando che questo tipo di assistenza è diventato un pilastro del welfare e che la popolazione è destinata ad invecchiare, è necessaria l’introduzione di agevolazioni sulle assunzioni regolari che permettano alle famiglie di risparmiare e al tempo stesso di combattere il lavoro nero. Un’altra richiesta avanzata da Assindatcolf riguarda l’inserimento dell’assistenza domestica nei progetti di assistenza individuale integrati (Pai).