Economia

Contratto nazionale. Colf e badanti, nessun accordo. Gli aumenti sono automatici

Cinzia Arena lunedì 16 gennaio 2023

Nessun accordo tra le parti sociali nel corso della terza e ultima riunione della Commissione Nazionale per l'aggiornamento retributivo dei lavoratori domestici. Questo fa sì che il ministero del Lavoro farà scattare, come previsto dal contratto nazionale, l'adeguamento automatico all'80% dell'indice Istat per le retribuzioni minime che aumenteranno quindi del 9,2%. "I sindacati, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs e Federcolf non hanno voluto accettare la proposta avanzata dalle associazioni datoriali rappresentate dalla Fidaldo di scaglionare gli aumenti dovuti nel corso dell'anno" ha dichiarato la Federazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico.

L'adeguamento legato all’inflazione che rischia di mettere in difficoltà le famiglie ma che per colf, baby sitter e badanti serve appena a coprire le conseguenze di un caro-vita che nel 2022 ha colpito soprattutto i lavoratori “poveri”.

Il confronto tra le parti sociali non ha portato ad una quadratura del cerchio. E così da domani scatterà il tanto contestato adeguamento. Assindatcolf (l’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico) da settimane denuncia il rischio di una “stangata” e tenta di scongiurare l’avvio di quel meccanismo, previsto dall’articolo 38 del contratto nazionale, che in caso di mancato accordo tra le parti “aggancia” all’inflazione gli aumenti della retribuzione minima (per l’80%) e le tabelle per vitto e alloggio in caso di assistenti conviventi. L’aumento delle buste paghe è del 9,2%, mentre per vitto ed alloggio si arriverebbe all’11,5%, tenendo conto dell’inflazione di novembre.

Per il presidente Andrea Zini è probabile che questo generi un aumento del lavoro nero in un settore dove il sommerso è una prassi diffusa, ma anche che molte donne lavoratrici scelgano di licenziarsi per assistere in prima persona i propri cari. L’associazione ha chiesto più volte al governo di evitare l’aumento automatico, riducendo l’impatto per le famiglie, e di prevedere una dilazione nel tempo.

Fidaldo, la Federazione italiana del lavoro domestico, stima che per una badante a tempo pieno l’aumento sarà di 125 euro al mese con un conto alla fine dell’anno di duemila euro. Non aumenteranno infatti solo gli stipendi ma anche i contributi previdenziali mensili dell’8,4%, con un aumento medio di 10 euro al mese. Nessuna variazione invece per i lavoratori impiegati tramite il Libretto Famiglia in maniera occasionale. Incrementi insostenibili - sempre secondo le associazioni datoriali - che peseranno sui budget familiari già gravati dagli aumenti del prezzo del gas e delle bollette e solo in parte compensati dagli adeguamenti delle pensioni e dal rinnovo dei contratti collettivi scaduti di altri comparti, nel caso venissero rinnovati.

Numeri smentiti seccamente dai sindacati. «L’allarmismo delle associazioni datoriali, che hanno paventato un aumento delle retribuzioni fino a 2mila euro annuali, è infondato - rassicurano le categorie Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf -. Si tratta di aumenti previsti dal contratto per andare incontro alle esigenze di un settore estremamente debole, dal punto di vista salariale e normativo. Circa l’85% dell’occupazione nel settore è femminile; i lavoratori stranieri sono oltre il 70% e più del 44% sono cittadini dell’Unione Europea».

La segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca rimarca la necessità «di assicurare pari dignità agli assistenti familiari rispetto agli altri lavoratori dipendenti e di tutelare il loro potere d’acquisto». Gli effetti per le famiglie, assicura saranno minimi. «Si tratta di un aumento mensile di poco più di 100 euro per un lavoratore convivente con un regime settimanale di 54 ore, il cui salario sarà pari a 1380 euro» spiega Blanca. Categoria che attualmente rappresenta il 23% del totale.

In base ai dati Inps i lavoratori domestici con regolare contratto erano 960mila nel 2021, ma gli stessi sindacati parlano di almeno due milioni, con un’elevata percentuale di lavoro nero e grigio.