Brasile. Le città intelligenti pensano comunitario
ll Brasile non è solo favelas, narcos o carnaval, come viene di solito rappresentato e percepito, ma è anche un grande laboratorio di tecnologia sociale, è un luogo dove l’innovazione ha la forma di una casa, di un quartiere, di una città, e l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone. Sono caratterizzate da soluzioni digitali, da tariffe calmierate e da una spiccata sensibilità sociale e ambientale le rivoluzionarie città che Planet Smart City, italianissimo operatore specializzato nel settore dell’edilizia abitativa smart a prezzi accessibili, sta progettando e realizzando nella parte orientale del Brasile, coniugando parchi multifunzionali e orti urbani, spazi privati e comunitari, servizi e infrastrutture.Alcune sono in fase di completamento, come Smart City Laguna, nel territorio cearense di São Gonçalo do Amarante, Smart City Natal, nello Stato del Rio Grande do Norte, o Viva!Smart, a San Paolo (una volta a regime, i tre distretti sociali ospiteranno 46mila residenti, ndr); altre, come Smart City Aquiraz, anch’essa nello Stato del Cearà, sono in via di costruzione.
Questa nuova "città intelligente" e sostenibile sorgerà su un’area di 200 ettari a ridosso dell’autostrada CE-040 e accoglierà 18 mila residenti; per la sua realizzazione Planet Smart City ha investito 40 milioni di dollari.«Il Brasile è uno dei cinque Paesi al mondo con il più elevato deficit abitativo: con la costruzione delle nostre Smart City vogliamo contribuire alla soluzione di questo problema», ha detto la Ceo di Planet Smart City Brasile, Susanna Marchionni, a margine della presentazione del nuovo progetto di comunità.Per la company torinese presieduta dallo scienziato-imprenditore Stefano Buono, quello delle smart cities sociali nei Paesi in via di sviluppo è un business ma è anche una missione, come spiega il suo global Ceo e cofondatore, Giovanni Savio: «L’idea di progettare città con standard elevati anche sul fronte della sicurezza e con prezzi calmierati ci è venuta quando abbiamo capito in che modo funzionava, e ancora funziona, il mercato immobiliare in Brasile. Nel mondo si costruiscono ogni anno 10 milioni di case per l’affordable housing, 400 mila delle quali nel Paese sudamericano; il 20% si trova in complessi residenziali di più di mille unità e può contare, purtroppo, su una qualità dei servizi molto bassa. Tutto questo perché i costruttori hanno un solo obiettivo: edificare al minor costo possibile. La nostra mission, al contrario, è migliorare la vita delle persone, e perciò grazie ad un approccio proptech ed inclusivo, ad una azione interdisciplinare (ogni progetto può contare su diverse competenze professionali) e ad un modello finanziario basato sull’economia di scala riusciamo a proporre servizi innovativi di alto livello agli stessi importi di vendita dei nostri competitors».
Avere sotto casa il bike sharing, gli orti urbani, il community center, l’area fitness, il campo sportivo, la biblioteca, lo spazio per lo scambio di oggetti ed utensili, la fermata dell’autobus; godere di una efficiente illuminazione a led, della sicurezza data dalle telecamere, della comodità delle piste ciclabili e della connessione wi fi gratuita è senza dubbio un valore aggiunto. «Ogni nostro progetto, inoltre, prevede la figura del community manager che ha il compito di raccordare le esigenze dei residenti con l’utilizzo degli spazi abitativi: sono questi manager di comunità che organizzano corsi di inglese, di imprenditoria, di economia domestica, di cucina; sono sempre loro che programmano tornei sportivi e che incentivano la collettività ad utilizzare la nostra Planet App, una piattaforma digitale gratuita che consente ai residenti di comunicare tra loro, di prenotare le aree collettive e di gestire tutti i servizi di sharing economy. Con la app ciascuno può anche monitorare il proprio consumo d’acqua e di energia elettrica».In questi mesi la pandemia di Coronavirus ha messo a dura prova il Brasile e tuttavia, precisa il Chief executive officer, «non c’è una singola soluzione che noi proponevamo prima dell’arrivo del virus ad uscire indebolita: la possibilità di prenotare in anticipo gli spazi comuni e le aree verdi permette infatti alle persone di mantenere le distanze. I nostri condomini non offrono solo alloggi ma anche soluzioni di resilienza». Lo si è visto pure in relazione ad un altro dei grandi problemi che affliggono questo Paese: la criminalità. «Oltre all’innovazione, le nostre smart cities offrono una risposta di tipo sociale al territorio: a São Gonçalo do Amarante, cinquanta chilometri da Fortaleza, e a Natal, le persone hanno capito che quel progetto è stato fatto per loro e se ne sono appropriati, lo difendono, partecipano alle iniziative e danno il loro contributo».In cinque anni Planet Smart City ha raccolto, tramite investitori, oltre 100 milioni di euro, ha acquistato terreni e ha aperto cantieri anche in India – a Pune, in un’area di 21mila metri quadrati, in partnership con il gruppo Kolte-Patil – e in Texas: «Inoltre, da pochi mesi abbiamo definito un partenariato con l’agenzia delle Nazioni Unite Un-Habitat, che prevede la messa a disposizione del nostro know-how nella tecnologia, nell’analisi dei dati e nei programmi di engagement delle comunità per migliorare le condizioni di vita in due grandi slums di Nairobi, in Kenya», aggiunge Giovanni Savio.
Si tratta di un’avventura ambiziosa, destinata a contribuire in maniera determinante alla rivoluzione tecnologica in atto in Africa poiché, ha spiegato Alan Marcus, Chief digital strategy officer della società, «i driver dell’innovazione che stanno trasformando il modo di vivere in tutto il continente africano, possono essere sfruttati per l’emancipazione delle popolazioni. Lavoreremo per garantire che questa rivoluzione digitale sia inclusiva. Le comunità che vivono negli slums, sono ben organizzate, piene di risorse e di potenziale: se diamo loro gli strumenti, possono catalizzare una trasformazione concreta e duratura».Composta da 320 soci, la società leader mondiale nello Smart social housing punta ora a fornire consulenza anche in Europa. A Milano, intanto, è già al lavoro in alcune zone periferiche: a Cesano Boscone, per esempio, dove nel quartiere giardino Vivere Smart ha realizzato il primo intervento italiano in brownfield, cioè trasformando un’area esistente in un habitat urbano digitale e sociale (con 1500 appartamenti destinati a 5 mila residenti); a Rogoredo-Santa Giulia ha reso smart il progetto della società benefit Redo Sgr di un District con 615 appartamenti per 1600 futuri inquilini; nello Scalo Greco-Breda sta partecipando alla realizzazione di Innesto, il primo progetto europeo di housing sociale "Carbon Zero" mentre nel quartiere Sella Nuova, in prossimità della metro Bisceglie, collabora all’esecuzione del progetto di rigenerazione urbana SeiMilano che prevede uffici, negozi e una prima fase in cui verranno costruiti 524 appartamenti per circa 1500 futuri residenti e attuato un centinaio di soluzioni smart tra parchi con panchine intelligenti – dove è anche possibile ricaricare i telefoni cellulari – e spazi per il co-working e lo sport.