Cisl. Le sfide del cambio al vertice: iscritti e partecipazione
Il neosegretario generale della Cisl Luigi Sbarra
È sempre un po’ straniante assistere dall’esterno al cambio al vertice della Cisl. Che non capita mai in una fase congressuale, ma in un momento precedente. Non avviene sulla base del confronto tra due o più candidati e di una successiva votazione degli iscritti. Il passaggio del testimone si determina invece attraverso una designazione da parte del segretario generale uscente, preparata in effetti da anni, che viene ratificata dal Consiglio generale dell’organizzazione, un "parlamentino" di circa 200 membri. Per un sindacato che è anzitutto un’associazione di iscritti si configura come un percorso coerente di democrazia delegata, ma agli occhi degli osservatori rischia di apparire un "delfinato" d’altri tempi e contesti.
Non è una novità: in Cisl "si è sempre fatto così". La successione alla guida del secondo sindacato italiano in effetti è avvenuta sempre dal segretario generale al vice, o meglio all’aggiunto: un metodo che ha garantito anzitutto la forte unità della confederazione e nel contempo anche un’ordinata alternanza fra le diverse sensibilità politiche e le componenti del mondo del lavoro: fra l’ala più centrista e la "sinistra" interna, fra i rappresentanti del Pubblico impiego e quelli di estrazione industriale. E così, dopo i padri fondatori, la segreteria generale è passata da Macario a Carniti, da Carniti a Marini, da Marini a D’Antoni, da D’Antoni a Pezzotta… Qui, però, la catena si interrompe, arriva l’eccezione significativa che ha proiezioni anche sull’oggi, perché Savino Pezzotta non ha aggiunti e viene di fatto "sfiduciato" prima della scadenza. Una diversa alleanza tra le componenti interne al Consiglio generale porta Raffaele Bonanni alla segreteria generale. Dalla quale Bonanni sarà poi costretto a dimettersi nel 2014, per il caso delle retribuzioni e dei versamenti previdenziali aumentati. Un abbandono traumatico, avvenuto non prima di aver provveduto alla sua successione, designando l’allora segretaria aggiunta Annamaria Furlan. L’attuale leader che chiude in anticipo il suo mandato avendo riformato in profondità la confederazione senza però essere riuscita a pacificarla del tutto. Anzi. La sua appartenenza alla segreteria confederale all’epoca dello scandalo interno sulle retribuzioni, assieme alla scelta di denunciare gli iscritti che avevano sollevato il caso, esacerbano il distacco fra i vertici e una parte almeno della base. Quella che ritiene anche insufficienti le riforme per una maggiore trasparenza che pure Furlan, donna lucida e coraggiosa, ha introdotto da subito. Malumori, come quelli sollevati dall’azione dei probiviri per i quali non sempre è chiaro dove finisca la doverosa pulizia interna e dove invece cominci la lotta politica operata con altri mezzi. E ancora, in questi ultimi anni, c’è l’azione del fuoriclasse e fuorilinea Marco Bentivogli che finisce per portare i metalmeccanici a entrare in conflitto praticamente con tutto il resto della confederazione. Fino a che lui stesso, troppo solista, non si risolve a lasciare il sindacato. Così, finisce per restare in ombra molto del prezioso impegno di Annamaria Furlan per riformare l’assetto della confederazione – rendendola più compatta, vicina ai lavoratori e ai territori –, la sua attenzione ai temi sociali e non solo prettamente economici. Il compito che attende ora Luigi Sbarra, quindi, non è solo quello di confermare la centralità dei corpi intermedi dopo la lunga stagione dei tentativi di disintermediazione. Ma, al di là dei numeri plebiscitari conquistati come da tradizione in Consiglio generale, è rinsaldare il rapporto con gli iscritti e la generalità dei lavoratori. Rafforzando il progetto di "sindacato di prossimità" e puntando con sempre maggiore determinazione su ciò che la Cisl sa fare meglio da sempre: la contrattazione. Lo strumento con cui si rende concreta la tutela dei diritti dei lavoratori – senza attendere supplenze – e si migliora la loro condizione. Lo dimostrano per un verso l’irrisolta vicenda dei rider e, per un altro, i risultati innovativi del contratto dei metalmeccanici.
Sbarra, nel suo discorso al Consiglio generale, ha assunto come «stella polare da seguire» lo slogan «Esserci per cambiare» e si è richiamato ai valori fondanti della Cisl e della Dottrina sociale della Chiesa. La sfida principale per il nuovo leader e la confederazione resta allora quella di costruire la partecipazione. Davvero oggi più che mai.