Terziario. Cinque milioni di lavoratori attendono il rinnovo del contratto
Anche il personale della Gdo è in attesa del nuovo contratto
Dai vigilantes privati ai lavoratori della grande distribuzione, dai dipendenti degli alberghi a quelli degli studi professionali. Sono circa cinque milioni i lavoratori del terziario, commercio e servizi con il contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto e in attesa del rinnovo. Settori che in questi mesi di emergenza Covid-19 sono stati tra i più colpiti dagli effetti del blocco, con alberghi e negozi che non hanno più riaperto e decine di migliaia di lavoratori in cassa integrazione. «E ancora adesso ci sono lavoratori che la cassa integrazione non l'hanno ancora neanche ricevuta. Ma anche per questo è arrivato il momento di ritornare al tavolo e contrattare il rinnovo dei contratti. Alle controparti diciamo basta "tirare a campare": dobbiamo rinnovare i contratti anche per poi ragionare insieme con il governo sulla tenuta occupazionale dei nostri settori», è l'appello che lancia Bruno Boco, segretario generale della Uiltucs. Secondo Boco «è inaccettabile che ci siano lavoratori, come i 60mila vigilantes privati, in attesa del rinnovo del contratto da quasi con la perdita del potere d'acquisto che ne deriva». Ma l'elenco dei contratti scaduti nel perimetro d'azione della Uiltcus è lungo.
«Abbiamo il contratto dei dipendenti degli studi professionali e dei professionisti di studio, sottoscritto con Confprofessioni - spiega Boco - che è scaduto il 31 marzo 2018 e che interessa circa un milione di lavoratori. E poi abbiamo il contratto del turismo alberghi, campeggi e agenzie di viaggi che abbiamo sottoscritto sia con Federturismo, aderente a Confindustria, sia con Federalberghi, aderente a Confcommercio. Entrambe le intese sono scadute e riguardano un milione di persone».
E alla fine dell'anno scorso, sottolinea Boco, «è scaduto anche il contratto collettivo nazionale di lavoro con Confcommercio per terziario e commercio, che ricomprende piccola, grande e media distribuzione, aziende di servizi alle imprese ma anche ad esempio i concessionari di auto che non producono in Italia. Stiamo parlando di tre milioni di persone. L'emergenza Covid-19 ha bloccato tutto, la piattaforma non è partita e il confronto non è iniziato». E la stessa situazione vale «per il contratto che abbiamo, sempre scaduto al 31 dicembre 2019, con Federdistribuzione per le aziende della distribuzione moderna organizzata, e che riguarda circa 200mila lavoratori».
E non è finita perché, ricorda ancora Boco, «è scaduto sempre lo scorso 31 dicembre 2019 il contratto della cooperazione che ricomprende tutte le grandi centrali cooperative, per un totale di 70mila addetti». Una situazione quindi delicata, secondo Boco, per lavoratori «tra i più colpiti dall'emergenza Covid-19 e dal lockdown. In quelle settimane qui in ufficio ricevevamo 5mila domande di cassa integrazione al giorno, lottando con le aziende perchè l'anticipassero di tasca loro ai lavoratori, a volte riuscendoci, a volte no».
Una situazione esplosiva che «ancora in alcuni settori non si è risolta. A Roma, a Milano, ma anche nelle località turistiche sono tantissimi gli alberghi rimasti chiusi. E se non si interverrà nel modo giusto il rischio è che le tante professionalità che ci sono in questo settore si disperdano. E per questo chiediamo alle controparti di tornare a sederci intorno al tavolo. Per rinnovare i contratti e per inserire all'interno quella progettualità, diverse in ogni settore, da poi condividere con il governo per riuscire a garantire la continuità occupazionale da un lato e la ripresa economica dall'altro», conclude Boco.