Economia

Cida. «Flessibilità per favorire il ricambio generazionale»

giovedì 22 ottobre 2015
"Sarebbe opportuno affrontare il tema della 'flessibilità part-time' favorendo il ricambio generazionale ed evitando gli effetti negativi sulla pensione con interventi di sostegno da parte dello Stato che si dovrebbe far carico dei contributi o almeno di una buona parte di essi nei casi di incentivazione all’esodo per i lavoratori anziani". A dirlo, nel corso di un'audizione, alla commissione Lavoro della Camera, sui disegni di legge in materia di pensionamenti flessibili, la Cida (la Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato).Per la Cida, infatti, "la permanenza di lavoratori senior deve favorire il passaggio di know-how alle generazioni più giovani, agevolando le 'staffette generazionali' con l’ingresso di giovani preparati e competenti in ruoli di responsabilità, per trasformare il risparmio accordato alle imprese anche in un’azione di rilancio dell’occupazione e quindi dell’economia". Dunque, sostiene la Cida, "favorire l’incontro tra generazioni risulta un punto importante, soprattutto per chi riveste ruoli dirigenziali e ha bagagli di esperienza manageriali da trasferire ai giovani"."In tal modo anche le imprese più piccole - fa notare - potrebbero utilizzare gli strumenti introdotti dalla riforma Fornero di cui oggi fanno uso quasi esclusivamente le imprese di maggiore dimensione. Andrebbe previsto, piuttosto, un sostegno dello Stato sia per evitare l’onere delle fideiussioni, sia facendosi direttamente carico, in tutto o in parte, della contribuzione relativa al periodo di accompagnamento alla pensione, alleviando le imprese da tale incombenza, con l’obbligo per l’azienda di assumere una nuova giovane risorsa per ogni uscita anticipata".La Cida evidenzia anche "un’esigenza specifica della dirigenza che può trasformarsi in un’opportunità di sviluppo per il Paese: ci riferiamo all’opportunità di incentivare fiscalmente le somme di fine rapporto percepite dai dirigenti e da essi reinvestite in pmi operanti in settori innovativi"."Tale intervento - ammette - stimolerebbe l’immissione di risorse finanziarie nel ciclo produttivo, provenienti dal risparmio privato di cui sono titolari delle figure ad alta qualificazione professionale, favorendo anche il recupero delle loro competenze a vantaggio di una buona parte delle imprese del Paese, in un circolo virtuoso che, al contempo, realizzerebbe sia una leva per lo sviluppo del sistema produttivo che una forma di politica attiva del lavoro".