Cassa integrazione. Risorse dal taglio volontario degli stipendi dei dirigenti
L'esempio virtuoso dei manager che si tagliano lo stipendio
Cosa accadrebbe se tutti i dirigenti seguissero gli esempi virtuosi di alcune aziende tagliando i compensi dei dirigenti e utilizzandoli a integrazione del reddito dei colleghi in cassa integrazione per la crisi Covid-19? La crisi sanitaria ha avuto ricadute molto pesanti sull’economia e di conseguenza sul mondo del lavoro. Si stima che, a oggi, non più del 10% delle imprese italiane sia pienamente operativo e che circa il 70% sia completamente fermo. La conseguenza è che al 3 aprile l’Inps dichiarava di aver ricevuto domande di cassa integrazione per circa1,4 milioni (che potrebbero essere aumentate fino a superare i quattro milioni). In questo scenario complesso, ci sono state aziende che hanno fatto una scelta coraggiosa: quella di tagliare (su base volontaria) lo stipendio dei manager, ridistribuendo le risorse così risparmiate per integrare gli assegni dei lavoratori messi in cassa integrazione e per tutelare posti di lavoro. L’esempio più eclatante, forse, è stato quello di Luxottica con la riduzione del 50%, ma altre aziende si sono mosse nella stessa direzione.Sulla base di questi avvenimenti, l’Osservatorio Jobpricing si è chiesto cosa succederebbe se gli esempi virtuosi di cui abbiamo detto in precedenza, divenissero una scelta condivisa a livello generale. Cosa accadrebbe, cioè, se tutti i dirigenti in Italia decidessero un taglio della propria retribuzione a fini solidaristici, così da supportare i redditi dei colleghi in cassa integrazione? Sulla base dei dati del JP Salary Outlook (realizzato dall’Osservatorio JobPricing in collaborazione con Infojobs), è stata realizzata qualche simulazione. I risultati sono interessanti, ove si pensi che si potrebbe andare da una disponibilità di 750 milioni di euro (in caso di taglio al 10%) fino a 2,5 miliardi (in caso di taglio al 50%) a fronte dei cinque miliardi stanziati fino a oggi dal governo per la cassa integrazione.