La norma. Caro-carburanti, il Tar sospende il decreto sui cartelli con il prezzo medio
Il Tar ha dichiarato illegittimi i cartelli con il prezzo medio di benzina e diesel
Stop ai cartelli con il prezzo medio di benzina e diesel nei distributori. Il decreto che prevede l'obbligo di esporli è stato dichiarato illegittimo. A stabilirlo il Tar del Lazio che ha acccolto il ricorso di Fegica (Federazione Gestori Impianti Carburanti e Affini) e Figisc (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali).
Approvato lo scorso 31 marzo ma entrato in vigore ad agosto, il decreto, fortemente voluto dal ministro per le Imprese e il made in Italy Alfonso Urso, ha stabilito le modalità dell'obbligo di comunicazione da parte degli esercenti dei prezzi del carubrante.
Il Mimit si appella al Consiglio di Stato. Il Mimit ha dato mandato all'Avvocatura dello Stato di proporre immediato appello al Consiglio di Stato con richiesta di sospensione degli effetti della sentenza del Tar del Lazio. L'annullamento del decreto è stato deciso in assenza della prevista e preventiva comunicazione al Presidente del Consiglio dei ministri e del parere del Consiglio di Stato. "La decisione del Tar si limita ad affrontare questioni procedurali e non pone in dubbio la sussistenza dell'obbligo previsto dalla legge in ordine all'esposizione del cartello" sottolinea il ministero aggiungendo che la norma “ha ampiamente dimostrato la sua efficacia, nonostante le turbolenze geopolitiche, come dimostrato dalla continua e progressiva discesa dei prezzi che si protrae da oltre un mese".
Prezzi in calo di 10 centesimi ad ottobre. Oggi i prezzi si attestano a 1,827 euro al litro per il gasolio e a 1,838 euro al litro per la benzina. Valutazioni in calo di circa 10 cent al litro rispetto a quelle del 10 ottobre scorso. "In questi mesi, in Italia il prezzo industriale di benzina e gasolio è stato inferiore a quello degli altri grandi Paesi europei" aggiunge ancora il ministero.
Le associazioni di consumatori: misura inefficace. Di diverso avviso le opposizioni - con il Pd e il M5S che parlano di una figuraccia del governo, accusandolo di usare misure demagogiche e inefficaci - e le associazioni dei consumatori per le quali lo stop del Tar al decreto sui cartelli non avrà alcun effetto sulle famiglie. “La misura, nonostante garantisse maggiore trasparenza ai cittadini, non ha prodotto gli effetti sperati sul fronte del contenimento dei listini alla pompa" sottolinea il Codacons. "Se i cartelloni con i prezzi medi dei carburanti spariranno dai distributori stradali, avvieremo verifiche a tappeto in tutta Italia per evitare che i gestori ne approfittino per aumentare i listini al pubblico di benzina e gasolio" assicura Assoutenti, mentre l’Unione Nazionale Consumatori chiede "l’introduzione dell'app carburanti prevista dal decreto-legge 14 gennaio 2023, che educherebbe gli automobilisti a fare il pieno nel distributore meno caro della zona, a differenza del prezzo medio che dà invece un'informazione distorta e sbagliata”.
Prezzi regionali e sanzioni: cosa prevede il decreto. La norma sui cartelli, duramente contestata dai gestori, è entrata in vigore il 1 agosto. Si tratta di un provvedimento deciso nel pieno delle polemiche per l'aumento del costo della benzina salito sopra i due euro anche anche per effetto della decisione del governo di un rinnovare il taglio delle accise. Ci sono voluti più di sei mesi perché venisse attuata. Prevede l'obbligo di esporre oltre ai prezzi praticati dal gestore i prezzi medi regionali. Si tratta in particolare del prezzo medio self-service per benzina e gasolio, e del prezzo medio servito per metano e gpl. In autostrada, invece, i cartelli indicano il prezzo medio per la rete autostradale (uguale in tutte le Regioni). La norma prevede anche sanzioni da 200 a 2.000 euro, a seconda del fatturato, e la sospensione dell’attività dopo 4 violazioni.