Economia

L'analisi. Così il “caro ricambi” fa fiorire il mercato nero

Redazione Motori venerdì 18 maggio 2018

Non si arresta la crescita dei prezzi dei ricambi originali: secondo l’ultima ricerca della DAT-Italia, azienda leader nell’elaborazione dati del settore automotive, nel 2017 il costo medio è salito di oltre il 3% a seconda dei costruttori. L’analisi evidenzia aumenti rispetto al 2017 che vanno da circa il 3% per il gruppo Fca (Panda, 500X, Jeep Renegate, Giulietta) a punte del 14% per i fari della Golf. Tra i virtuosi troviamo Renault (Clio), Ford (Fiesta), Toyota (Yaris) Peugeot (208) e Opel (Corsa) che finora non hanno ancora aumentato i prezzi rispetto al 2017 oppure hanno già dato negli anni precedenti.

L’analisi della DAT-Italia ha preso in considerazione i pezzi di ricambio di carrozzeria più soggetti a riparazione/sostituzione in caso di incidenti per i veicoli più venduti nel 2017. Ma se guardiamo gli ultimi 3 anni, la situazione è ben diversa. Quelli che finora non hanno ancora incrementato i prezzi dei ricambi rispetto al 2017 (Renault Clio; Toyota Yaris, Peugeot 208) hanno aumentato i prezzi nei due anni precedenti (2016 e 2017) dal 3-5% fino al 25% . Più lineari gli aumenti di Fiat-Chrysler di circa il 3% annuo.

Insomma i prezzi di ricambi continuano a salire e riparare l’auto costa sempre di più. Ciò vale sia per le assicurazioni che pagano 4 miliardi di euro per danni alle cose dei circa 2 milioni di sinistri ogni anno, sia per gli utenti finali che vorrebbero poter permettersi una riparazione adeguata per la propria auto. In entrambe i casi è sempre quest’ultimo a pagarne le conseguenze. Non solo: così si alimenta il mercato nero dei pezzi rubati, delle parti non originali e spesso non omologate importate dalla Cina.

«Considerando che la frequenza ed il numero di sinistri è rimasto abbastanza stabile negli ultimi anni - commenta DAT-Italia - l’aumento dei prezzi dei ricambi si giustifica solo con una maggior tendenza degli autoriparatori a sostituire i ricambi danneggiati piuttosto che ripararli. E’ chiaro che di questo passo c’è il rischio di invertire la tendenza oppure di favorire il mercato dei ricambi non originali. Inoltre – continua la nota - il grande declamato aumento di immatricolazioni del 2017 non è coerente con i consumi di combustibile che proprio nel 2017 sono addirittura diminuiti (- 4,25% il diesel e -1% la benzina). Infatti, l’apparente aumento è dovuto alle autoimmatricolazioni (di società di noleggio e di concessionarie, per auto demo o km 0) che nel 2017 si è incrementato del 49% rispetto al 2016. Resta di fatto che costruttori e concessionari dovrebbero valutare meglio l’importanza di offrire un buon servizio post vendita al giusto prezzo per aumentare i passaggi e magari vendere realmente più auto (nuove ed usate)».