L'allarme. C'è carenza di aerei per le vacanze. Cosa sta succedendo
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Da un lato il turismo di massa, con la domanda riesplosa oltre i livelli prepandemici, dall’altro i problemi di produzione dei colossi Boeing e Airbus: riuscirà l’industria globale dell’aviazione a portare quest’estate a destinazione chiunque abbia in programma di viaggiare? Quel che è certo è che le compagnie aeree stanno spendendo miliardi di dollari in manutenzione per continuare a far volare aerei più vecchi e meno efficienti in termini di consumo di carburante, oltre a pagare di più per potersi assicurare velivoli dalle compagnie di noleggio. Ma alcuni vettori sono già stati costretti a ridurre la propria programmazione per far fronte alla mancanza di aerei disponibili. Nello stesso tempo, il numero di viaggiatori a livello globale è destinato a raggiungere livelli storici, con 4,7 miliardi di persone che viaggeranno nel 2024 rispetto ai 4,5 miliardi del 2019.
«Ci aspettiamo una performance forte dalle compagnie aeree per tutta l’estate con tariffe particolarmente elevate», sottolinea John Grant, analista senior presso la società di dati di viaggio Oag. Lo scorso dicembre, la International Air Transport Association (Iata) aveva previsto una crescita annua del 9% della capacità globale delle compagnie aeree, una stima che oggi appare però ottimistica considerando la crisi sul fronte della sicurezza di Boeing.
Secondo Martha Neubauer, senior associate di AeroDynamic Advisory, i vettori riceveranno il 19% di velivoli in meno rispetto a quanto si attendevano, per i problemi di produzione che hanno riguardato anche Airbus. La situazione è ancora peggiore per le compagnie aeree Usa, che dovrebbero ricevere il 32% di velivoli in meno perché molti vettori dipendono dalle consegne del Boeing 737 Max, la cui produzione è stata frenata dopo che lo scoppio del pannello ha costretto un velivolo della Alaska Airlines carico di passeggeri a effettuare un atterraggio di emergenza lo scorso 5 gennaio a Portland, nell’Oregon. Le autorità di regolamentazione hanno posto un limite alla produzione del 737 Max, ma Boeing non sta raggiungendo nemmeno quel livello di consegne.
Non va meglio ad Airbus: almeno 650 dei suoi jet A320neo potrebbero restare a terra nella prima metà del 2024 per ispezioni ai motori. Secondo alcune fonti, Boeing ha un portafoglio ordini di 6.177 aeromobili, Airbus di circa 8.552 aeromobili, ma ai livelli di produzione del 2023 ci vorrebbe oltre un decennio per evaderli tutti. In Europa, la low-cost Ryanair ha tagliato alcune rotte; stessa cosa negli Stati Uniti per la United e la Southwest, che hanno anche ridotto i piani riguardanti le assunzioni. Per questo gli analisti si aspettano ora che la capacità di molti vettori cresca a un ritmo inferiore rispetto a un anno fa. Mercoledì sarà Delta Air Lines la prima compagnia ad aggiornare i propri piani di crescita e a spiegare come intende fronteggiare i suoi problemi di capacità.
Parallelamente, a causa della scarsità di nuovi velivoli, a conoscere un boom è il mercato del noleggio aereo. Secondo dati di Cirium Ascend Consultancy, le tariffe per il noleggio di Airbus A320-200 neo e 737-8 Max sono arrivate a superare i 400mila dollari al mese, il livello più alto dalla metà del 2008. Le compagnie aeree, spiega John Heimlich, capo economista di Airlines for America, che rappresenta i principali vettori Usa, stanno spendendo il 30% di più per noleggiare i velivoli rispetto al periodo antecedente la pandemia. Inoltre, le stesse compagnie stanno provando a sfruttare il più possibile velivoli che hanno ormai qualche anno di troppo e che richiedono un livello di manutenzione costoso e costante. United, Delta e American Airlines hanno visto incrementare i loro costi relativi alle riparazioni del 40% dal 2019 a oggi.
Gli aumenti dei noleggi, della manutenzione e del costo del lavoro incideranno pesantemente sui profitti, nonostante l’incremento della domanda di voli. Le compagnie passeggeri Usa hanno registrato un margine ante imposte del 4,5%, a cui hanno contribuito in gran parte Delta e United, un livello modesto anche considerato l’aumento delle tariffe. Secondo gli analisti, l’alta domanda di viaggi, coniugata con la minore disponibilità di velivoli, dovrebbe peraltro tradursi in aumenti delle tariffe fino al 10% questa estate rispetto a quella del 2023.