Economia

L'intervista. Le auto straniere: stop al dialogo con questo governo

(A.C.) venerdì 16 novembre 2012

​Il totale disinteresse da parte del governo Monti di fronte alla drammatica crisi del mercato dell’auto in Italia, crollato dopo 11 mesi di calo a due cifre ad un livello mai visto dal 1979 e che porterà «a fine anno ad un totale di 10 mila nuovi disoccupati nella filiera», ha spinto l’Unrae, come denuncia il suo presidente Jacques Bousquet, a chiudere ogni tentativo di dialogo con il governo italiano. L’Unrae ha anche annullato la sua conferenza stampa di fine anno. Una tradizione che durava dal 1965 e che l'Associazione che riunisce i rappresentanti delle case estere in Italia sposterà a dopo che dalle urne uscirà un nuovo Esecutivo che - precisa Bousquet - «sappia farsi carico di nuove responsabilità e restituire al mercato dell'auto in Italia quella capacità di contributo all'economia che ci ha sempre contraddistinto».

In un incontro con alcuni rappresentanti della “Compagnia dell'Automobile”, libero gruppo di giornalisti specializzati del settore, il presidente dell'Unrae ha sottolineato una volta ancora la situazione sempre più drammatica del settore, anche perchè di fronte al grido di disperazione del mondo dell’automobile sembra non esistere alcuna volontà costruttiva da parte della politica. «Dopo aver ripetutamente documentato la perdita di gettito per lo Stato generata da misure fiscali controproducenti, dopo aver evidenziato le problematiche occupazionali della filiera che perde una Concessionaria al giorno con un totale di 10.000 nuovi disoccupati alla fine di quest'anno, dopo aver atteso invano da questo Governo un confronto propositivo che pure ci era stato promesso in maggio, dopo avere ripetuto più volte che la legge a supporto delle vetture a basso impatto ambientale costituisce una goccia nell'oceano delle misure necessarie al mercato dell'auto, l'Unrae - spiega Bousquet - sceglie ora la strada del silenzio sofferto di chi capisce di non avere trovato interlocutori in grado di comprendere le difficoltà di un settore trainante per l'economia italiana».

“La Conferenza, tradizionalmente prevista per il prossimo dicembre, - continua il presidente Unrae - sarebbe caduta in un momento inesorabilmente vicino al vuoto parlamentare legato all’imminenza delle elezioni. Abbiamo così voluto dare un segnale forte che, chi vorrà, potrà intendere come un atto di chiara protesta contro le recenti decisioni fiscali del Governo e come testimonianza di acuta sofferenza per un settore che per un anno intero è stato non solo totalmente trascurato, ma anche saccheggiato».

 Eppure l’auto è un comparto che contribuisce al Pil per l'11,4%, e che garantisce anche un gettito fiscale in percentuale pari a 16,6 miliardi di euro l'anno oltre a impiegare ben 1.200.000 addetti tra lavoratori diretti e indotto. Un bene che andrebbe salvaguardato, se non addirittura in momenti di crisi come questo, incentivato. «Invece abbiamo discusso sino allo sfinimento con tanti autorevoli rappresentanti dell'Esecutivo – spiega ancora Bousquet – ma le risposte sono sempre le stesse: non ci sono le coperture economiche necessarie per soccorrere l'auto...».

In realtà la situazione drammatica dell'automotive in Italia è dovuta anche a scelte assurdamente controproducenti da parte del Governo. Per correggerle, l’Unrae le sue proposte le ha fatte da tempo, e secondo l’associazione dei costruttori stranieri, sono ricette che sarebbero in grado di ridimensionare in breve tempo e soprattutto a costo zero per lo Stato la situazione ormai drammatica del settore. Come? Rinnovo del parco circolante su basi ecologiche, riforma della tassazione delle auto aziendali, allentamento della fiscalità sull'auto e accessibilità al credito da parte degli operatori del settore, in particolare i concessionari. «In tre anni – spiega Bousquet – col nostro piano di sostituzione di vetture ecologicamente ormai non più corrette si arriverebbe ad un minimo di 230.000 vetture in più vendute e senza che lo Stato debba mettere a disposizione neppure un euro. Andrebbe, invece, eliminato il superbollo sulle cosiddette auto di lusso che oltre a contribuire a criminalizzare i pochi clienti in grado di potere comprare questo tipo di vetture tacciandoli come evasori non ha portato nelle casse dello Stato i previsti 168 milioni di euro l'anno, ma solo 63 milioni di euro, generando un calo del 40% della domanda».

 Le prospettive invece sono tutt’altro che incoraggianti: «Proprio sull’automobile, un presidente acuto come quello americano ha giocato la propria differenza elettorale e ciò lo ha fortemente aiutato ad avere successo. Da noi invece accade il contrario: non c’è un approccio di business al problema, e mancano le competenze da parte dei nostri interlocutori per trovare insieme soluzioni efficaci e destinate ad avere effetto sul lungo periodo», ricorda Bousquet.

La situazione così è chiaramente fallimentare: «Undici mesi consecutivi in caduta libera del mercato a due cifre in cui il governo non ha saputo, potuto o voluto intervenire e con l'avvicinarsi dell'inevitabile vuoto legislativo che precede le elezioni, è difficile prevedere a breve un'inversione di tendenza», conclude il presidente Unrae. «L'insostenibile pressione fiscale sulle famiglie, le tiene lontane dai consumi di ogni tipo, e per quanto ci riguarda ciò genera il risultato che in Italia chiude una Concessionaria al giorno. Saranno 350 alla fine dell'anno, con 150 nuovi disoccupati alla settimana solo nel sistema distributivo».