Economia

I mercati. Borse, rimbalzo di Tokyo. Ma l'Europa resta volatile

Paolo M. Alfieri martedì 6 agosto 2024

Dopo un’apertura positiva, le Borse europee sembrano fallire il rimbalzo dopo i vistosi cali di ieri, virando in calo a metà giornata in una seduta che si preannuncia volatile. A Parigi il Cac 40 cede lo 0,61%, a Francoforte il Dax scende dello 0,20% e a Londra l'Ftse 100 cala dello 0,36%. Flessione anche per Milano a -0,69%.

I mercati azionari asiatici e dell'area del Pacifico cercano invece di mettere alle spalle l'avvio di settimana pesantissimo, in particolare per le Borse giapponesi e coreane: a Tokyo l'indice Nikkei 225 ha chiuso in rialzo del 10,2% (dopo il crollo del 12,4% di lunedì), a Seul il Kospi cresce del 3,8% e il tecnologico” Kosdaq del 6,3%. Taiwan ha concluso in aumento di oltre tre punti percentuali, mentre sono piatti i listini cinesi e anche quello di Hong Kong (-0,2%). Sidney sale di un timido 0,4%, con i futures sull'avvio dei mercati europei in cauto rialzo.

Timori di recessione negli Usa, paura di una bolla tecnologica, una stagione delle trimestrali non esaltante, l'impennata dello yen che spiazza gli investitori e scatena il peggior tracollo di Tokyo dal 1987: tutto sembra congiurare contro la stabilità dei mercati, che si erano crogiolati nell'illusione di una ascesa inarrestabile, alimentata dalle promesse dell'intelligenza artificiale, mentre l'economia, specialmente quella americana, si apprestava ad uscire illesa dalla stretta monetaria globale, di cui finalmente si vedeva la fine. Fino a venerdì scorso, quando la secchiata di acqua gelida dei deludenti dati sul mercato del lavoro Usa ha rimesso in discussione, agli occhi degli investitori, questo scenario. Dopo un giovedì e un venerdì nero, le Borse hanno vissuto quindi lunedì un'altra giornata difficile, che solo un recupero finale ha impedito di etichettare disastrosa. Al punto che il mercato ha iniziato a chiedere a gran voce un intervento di emergenza della Fed, arrivando a prezzare fino al 60% un taglio dei tassi prima di settembre.

L'indice della paura Vix, che misura la volatilità sull'azionario americano, si è riportato sui massimi dal Covid. Dalla buriana non si è salvato quasi nessuno, salvo i bond, sostenuti dalla prospettiva di un taglio dei tassi, e il franco svizzero: a picco il bitcoin, sceso sotto i 55 mila dollari, travolti i titoli azionari - con l'indice delle “magnifiche sette” di Wall Street (Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Tesla e Meta) arrivato a perdere lunedì fin quasi il 10% - pesante per buona parte della mattinata anche l'oro, sottoposto a disinvestimenti forzati per arginare perdite altrove.

Di fronte a una turbolenza del genere il mercato ha iniziato a invocare l'intervento riparatore della Fed, accusata di aver stretto troppo forte il cappio al collo dell'economia americana. Se le scommesse di un taglio di emergenza si sono diradate, in molti chiedono vigorose sforbiciate al costo del denaro: Jp Morgan e Citi ipotizzano due tagli da 50 punti base a settembre e novembre e uno da 25 a dicembre. Queste prospettive hanno affossato il dollaro, sceso a 1,1 sull'euro e crollato del 3% sullo yen, e provocato una normalizzazione della curva dei rendimenti, “invertita” dal luglio 2022. Evento quest'ultimo considerato l'anticamera di una imminente recessione.

La Fed "deve tagliare i tassi. Sono stati sciocchi a non averlo ancora fatto", ha scritto Elon Musk su X. Un taglio d'emergenza "potrebbe segnalare il panico", ha notato il Nobel Paul Krugman, ma in presenza di panico vero "tale argomento perde la sua forza". Il componente della Fed, Austan Goolsbee, ha gettato acqua sul fuoco: i dati sull'occupazione per ora sono solo "un numero" e "ancora non indicano una recessione". Certo che se uno degli obiettivi della Fed - tra cui la piena occupazione e la stabilità finanziaria - fosse a rischio "dovremo reagire in modo più robusto" anche perché con un'economia in recessione "non avrebbe senso mantenere una politica restrittiva".