Non è stato sufficiente il secondo
giorno di chiusura estiva delle borse cinesi per calmare i
nervi dei mercati finanziari. La giornata è cominciata con il
segno meno su tutte le piazze asiatiche aperte. Pesante Tokyo
che, complice il notevole rafforzamento dello yen (che spesso
è da solo un segnale di volatilità), ha chiuso in calo del
2,15%. Pesante anche Seul (-2,15%), mentre Hong Kong ha chiuso
in calo dello 0,45% e toccato i minimi dal 9 luglio 2013. I
ribassi maggiori si concentrano sul settore energetico.
Sulla scia dei listini del Pacifico, le borse europee hanno
aperto negative per poi estendere progressivamente le perdite.
Il deciso aggiustamento è in parte di natura tecnica, alla
luce del rally di ieri, quando gli investitori si erano
concentrati maggiormente sulla possibilità di un'estensione
del programma di 'quantitative easing' ribadita dal presidente
della Bce, Mario Draghi, piuttosto che sulle poco confortanti
revisioni al ribasso delle stime su Pil e inflazione
dell'Eurozona.
A metà seduta la maglia nera va a Milano, giù del 2,54%.
Pesante anche Francoforte, che cede il 2,04% sulla scia di un
calo degli ordini all'industria più profondo del previsto.
Parigi segna -2,21%, Londra -1,72% e Madrid -1,89%. In lieve
ripresa l'euro, risalito sopra quota 1,11 dollari dopo lo
scivolone di ieri, mentre, sul mercato del debito, lo spread
Btp/Bund rimane stabile intorno ai 120 punti. Intanto Confindustria lancia un forte allarme sullo stato di salute dell'economia mondiale: c'è il rischio di "stagnazione secolare" e occorre un mix di politiche per
accelerare la crescita. "La crescita mondiale", sottolinea il
Centro studi di viale dell'Astronomia, "è molto più lenta del
passato e delle attese", si legge nella nota, "le previsioni
correnti per il Pil globale sono +3,2% nel 2015 e +3,6% nel
2016, molto distanti dal +5,1% medio annuo pre-crisi e
potrebbero rivelarsi ottimistiche".