Economia

Coronavirus: il sociale. Bonus energia per il Non profit

Cinzia Arena domenica 10 maggio 2020

Federico Testa, presidente di Enea

Inserire tra le misure post–emergenza interventi a sostegno della povertà energetica che colpisce i soggetti più fragili. Aprendo il sistema dei bonus per la riqualificazione energetica alle realtà del Terzo settore ed ottenendo così un duplice risparmio. Da una parte si ridurrebbero i costi di gestione degli immobili in cui vengono erogati i servizi di assistenza, dalle case di accoglienza alle mense, dall’altra si avrebbero benefici per l’ambiente e per la fruizione delle strutture. A conti fatti il risultato sarebbe una maggiore disponibilità di spesa per implementare i servizi erogati. La proposta, messa nero su bianco ed indirizzata al governo, arriva da Enea – l’ente pubblico di ricerca che opera nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie – e da Fratello Sole, società onlus impegnata nel contrasto alla povertà energetica. L’auspicio è che possa essere recepita nel decreto maggio (nel quale gli ecobonus dovrebbero passare dall’attuale quota del 65% al 110% e oltre) che sarà approvato nei prossimi giorni. Un esempio fattivo di quel «green deal» di cui tanto si parla: un insieme di azioni per contrastare l’emergenza climatica e combattere le diseguaglianze. Il presidente di Enea Federico Testa è convinto che questa misura avrà una duplice valenza: sostenere il non profit e i soggetti più a rischio, oggi duramente colpiti dall’emergenza sanitaria e dalla conseguente crisi economica, e al tempo stesso agire come leva per la ripresa generando lavoro nel settore edile e impiantistico nella fase di ripartenza che è appena iniziata.

Da quali riflessioni parte la vostra proposta al governo?
Un paio di anni fa, proprio su proposta di Enea, è stato introdotto un meccanismo che rende “cedibile” a terzi il beneficio fiscale legato all’eco– bonus. Invece di usufruire degli sgravi fiscali previsti nel corso degli anni successivi quel “risparmio” sugli interventi di efficientamento energetico può essere monetizzato subito e usato ad esempio per pagare la stessa ditta che ha realizzato i lavori. Ci eravamo infatti accorti che nei condomini non si facevano lavori importanti e necessari per due ordini di motivi: da una parte per motivi economici dall’altra perché la prospettiva a lungo termine non interessava ad alcune categorie di persone, ad esempio gli anziani. La possibilità di cedere il beneficio ha reso il bonus più appetibile. Negli anni poi si è deciso di allargare la platea dei soggetti che ne potevano usufruire. In un primo momento infatti solo chi presentava una dichiarazione dei redditi, quindi solo i privati, poteva beneficiare degli incentivi.

Quali effetti avrebbe un ampliamento degli incentivi alle realtà del Terzo settore?
Ci siamo resi conto appunto che diversi soggetti non riuscivano ad accedere agli incentivi. Le associazioni di non profit, che sono un pilastro portante della società, se potessero beneficiare del bonus avrebbero molto semplicemente maggiori risorse da destinare alla loro attività. I potenziali beneficiari sono oltre 350mila soggetti. Spesso si trovano in strutture di enti religiosi, come ex conventi, che vengono utilizzate in regime di convenzione con la pubblica amministrazione. La nostra proposta intende allargare l’accesso al bonus prevedendo inoltre la possibilità di “spezzettare” l’unità catastale, spesso particolarmente ampia, in più parti in modo da moltiplicare il numero di incentivi che si possono chiedere. Anche perché spesso in grandi strutture vengono ospitate associazioni e attività diverse. Un percorso simile è stato già realizzato per le case popolari: ai gestori è stata data la possibilità di effettuare interventi di efficientamento energetico usufruendo delle agevolazioni, con un evidente beneficio per gli inquilini e per l’ambiente.

Possiamo dire che l’obiettivo di questa proposta è dare maggiore liquidità al Terzo settore, come avviene per le imprese con i prestiti bancari?

Esattamente. Spendendo meno per il riscaldamento, le associazioni avranno a disposizione più risorse per incrementare i loro progetti sul territorio. Pensiamo che sia uno strumento utile e auspichiamo un suo inserimento nel decreto che il governo sta mettendo a punto in questi giorni. Il coronavirus porterà ad un aumento anche della povertà energetica, vale a dire alla scelta di consumare meno gas e luce per motivi economici da parte delle famiglie in difficoltà. Lo dicono già i primi dati che evidenziamo una diminuizione dei consumi, pari al 7% per il primo trimestre del 2020 e al 15% per il solo mese di marzo. In Europa sono circa 50 milioni le famiglie che soffrono di povertà energetica.