Economia

BANCHE. Bomba Mps, Mussari lascia l’Abi

Cinzia Meoni mercoledì 23 gennaio 2013
L’allarme derivati su Monte dei Paschi ha affossato il titolo di Rocca Salimbeni (-5,6% a 0,27 ieri la chiusura a Piazza Affari, dopo una sospensione per eccesso di ribasso) e indotto l’ex presidente, Giuseppe Mussari, a dimettersi da presidente dell’Abi, proprio in seguito alle critiche e alle polemiche sulla sua gestione.A gettare nel panico gli investitori sono state le informazioni relative a operazioni di finanza strutturata della passata gestione, operazioni che aprirebbero un buco di svariati milioni di euro nel bilancio 2012. Ieri è stata la volta di «Alexandria», un contratto di derivati siglato con la banca giapponese Nomura nel 2009 e di cui il Consiglio di amministrazione sarebbe venuto a conoscenza solo a novembre. Stando alle prime stime l’operazione, mai finora contabilizzata, potrebbe costare alla più antica banca del mondo una perdita di 220 milioni di euro (anche se, secondo alcuni, il conto potrebbe addirittura salire a 740 milioni). Pochi giorni fa, invece, era balzato agli onori della cronaca un altro derivato in perdita dall’evocativo nome di «Santorini» e sottoscritto con Deutsche Bank nel 2008. Insomma, mentre le grandi pulizie sulle gestioni precedenti del gruppo proseguono, gli investitori temono che da Rocca Salimbeni l’allarme derivati prima o poi si trasformi in bomba. Il tutto a pochi giorni dall’assemblea degli azionisti che, venerdì 25 gennaio, dovrà approvare gli aumenti di capitale necessari per ottenere i nuovi strumenti finanziari (i cosiddetti Monti Bond) per 3,9 miliardi necessari al Gruppo per adeguare il proprio patrimonio al livello richiesto dall’Autorità bancaria europea. Fonti vicino al gruppo senese gettano tuttavia acqua sul fuoco. Ad oggi, i 500 milioni di Monti Bond in più rispetto alle previsioni iniziali richiesti, non per caso a fine novembre, dovrebbero essere in grado di assicurare la copertura delle rettifiche di bilancio. Sono in generale dello stesso avviso, anche gli analisti che coprono il titolo. Nonostante tutto i broker non si attendono ulteriori brutte sorprese da Siena, tanto più che ormai la pulizia dei bilanci avviata da Alessandro Profumo dovrebbe essere giunta al termine.  Di notizia «con impatto negativo dal punto di vista reputazionale» parla Equita (hold a 0,17 euro) secondo cui in ogni caso «sotto il profilo quantitativo, il calo degli spread sui titoli di Stato dovrebbe permettere di assorbire agevolmente questa nuova perdita». In effetti per Alexandria, secondo le ricostruzioni, gli accordi non sarebbero stati trasmessi dall’allora vertice ai revisori di Nomura e neppure a Bankitalia. E qui l’operazione si tinge di giallo. Nomura ha fatto sapere che Alexandria «è stata completamente esaminata e approvata ai massimi livelli di Mps incluso il Cda e anche il presidente Giuseppe  Mussari», che ieri, nel dimettersi dall’Abi, ha così motivato la sua scelta: «Assumo questa decisione convinto di aver sempre operato nel rispetto del nostro ordinamento ma nello stesso tempo, deciso a non recare alcun nocumento, anche indiretto, all’associazione».Mps ha ributtato invece la palla al centro nel tardo pomeriggio precisando in merito che «non risulta che tale operazione sia stata sottoposta all’approvazione del Consiglio di amministrazione.«Nel frattempo Alexandria è al vaglio anche della Procura di Siena. Ogni ulteriore indicazioni tuttavia è rinviata. Una prima relazione sul tema dovrebbe essere esaminata dal cda del 24 gennaio, mentre una più approfondita analisi delle operazioni di finanza strutturata poste in essere negli esercizi precedenti e oggi presenti nel portafogli della banca, dovrebbe «essere sottoposte all’esame del Cda entro la prima metà di febbraio». Solo allora si conoscerà il puntuale impatto economico e finanziario delle stesse.