BRUXELLES. Bilancio Ue, c'è l'accordo All'Italia 3,5 miliardi in più
Il miracolo si è materializzato alle 5 e 37 di ieri mattina. «Abbiamo un accordo» sul bilancio Ue 2014-20 ha annunciato, attraverso il social network Twitter, il tenace quanto paziente presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy. Il tutto con un buon risultato per l’Italia, che riesce a ridurre il suo saldo netto di 700 milioni di euro l’anno e a recuperare in tutto 3,5 miliardi di euro rispetto all’ultima bozza di compromesso del fallito vertice di novembre. «Sono molto soddisfatto» ha dichiarato il premier Mario Monti. «Un accordo importante» ha garantito sorridente il cancelliere tedesco Angela Merkel, cruciale nella mediazione tra i rigoristi guidati dal premier britannico David Cameron (più svedesi, olandesi e danesi) e gli Stati favorevoli invece a un bilancio più espansivo, tra cui Italia, Francia, Spagna e quasi tutti gli altri. «Un buon compromesso» dirà anche il presidente francese François Hollande, che ha salvaguardato i capitoli a lui più cari, anzitutto i fondi agricoli.Ci sono volute in totale 27 ore di negoziati, con il vertice partito in forte ritardo alle 20 e 30 di giovedì dopo innumerevoli bilaterali e poi nuovamente interrotto per altre consultazioni ristrette. Alle tre e trenta del mattino non c’era ancora una nuova bozza, il vertice sembrava spacciato, poi, invece, il miracolo è arrivato. Con una "coda" in tarda mattina, per una levata di scudi di Paesi come Romania, Malta, e Repubblica Ceca, che chiedevano più fondi di coesione, e l’Olanda che lamentava un’eccessiva riduzione del suo "sconto". I leader si sono rivisti intorno alle 14,30 anziché alle 12 per concludere verso le 17. «È un bilancio equo, orientato alla crescita e al futuro e affronta le emergenze come quelle dell’occupazione – annuncia raggiante, verso le 17, Van Rompuy, – per la prima volta nella storia c’è un taglio vero». «Il popolo britannico può essere orgoglioso – esultava intanto Cameron – abbiamo messo un limite alla carta di credito Ue». Soddisfatti gli altri rigoristi che oltretutto mantengono tutti il loro «sconto» - oltre a quello britannico «intoccabile».Per la cronaca, il testo prevede 959,99 miliardi di euro di impegni (il tetto teorico di spesa), rispetto ai 1.047 proposti dalla Commissione, in calo – per la prima volta – anche rispetto ai 993,6 del bilancio 2007-13; e 908,4 in pagamenti (e cioè la liquidità effettivamente disponibile), contro i 987 miliardi previsti dall’esecutivo Ue e ai 942,7 del vecchio bilancio. Un divario senza precedenti tra limite teorico degli impegni e liquidità effettiva dei pagamenti foriero di grossi problemi (potrebbero non esserci soldi per tutti i rimborsi agli Stati). Un giochino con un solo scopo: accontentare sia i rigoristi – che "venderanno" alle proprie opinioni pubbliche il tetto più basso dei pagamenti – sia gli altri che invece "venderanno" il tetto degli impegni. Oltretutto, sono stati fortemente ridimensionati proprio i fondi che la Commissione aveva previsto per la competitività e la crescita (da 164,3 a 125 miliardi). Almeno, sono previsti 6 miliardi a sostegno della disoccupazione giovanile nelle regioni più depresse.Per l’Italia, tutto sommato, è andata bene. Mentre per tutti gli altri Stati pagatori netti – Belgio escluso – il bilancio negativo annuo tra quanto si paga nelle casse Ue e quanto si riceve aumenta (soprattutto per la Germania), per noi invece scende da 4,5 miliardi del periodo 2007-13 a 3,85 miliardi. Era uno dei punti cruciali di Monti, che lamentava una distribuzione "non equa" degli oneri (nel 2011 l’Italia era risultata, nonostante la gravissima crisi, primo pagatore netto in assoluto). L’Italia inoltre recupera circa 2 miliardi rispetto per i fondi di coesione rispetto alla bozza di novembre. Perde circa un miliardo sul fronte degli aiuti agricoli, in compenso però ottiene 1,5 miliardi di euro destinati alle Regioni più povere del Mezzogiorno.L’accordo di ieri dovrà però essere approvato dal Parlamento Europeo, che si era schierato con la Commissione. E non sarà facile, ieri il presidente Martin Schulz ha lamentato che al vertice non sia stato tenuto conto a sufficienza della posizione della sua istituzione. L’accordo, scrivono i leader dei quattro gruppi principali (popolari, socialisti, liberali e verdi), «è inaccettabile». Il voto sarà entro maggio, se Strasburgo dirà di no si dovrà passare ai bilanci annuali approvati a maggioranza qualificata.