La proposta. Alla larga dalle bici, una legge che fa discutere
Esiste, in Italia soprattutto, una guerra che si combatte ogni giorno a colpi di pedali, di clacson e di rabbiosità equamente condivisa. Automobile e bicicletta rappresentano due mondi opposti, che proprio non riescono ad andare d’accordo. La strada è uguale per tutti, ma chi usa abitualmente solo due ruote non sopporta l’arroganza di chi viaggia su quattro, categoria quest’ultima a sua volta insofferente verso la sregolatezza dei ciclisti.
La verità è ovviamente un’altra: c’è chi guida in maniera scorretta in entrambi i gruppi contrapposti, con la differenza che chi lo fa protetto dalla lamiera di un’auto risulta molto più pericoloso per l’incolumità altrui. I dati sono drammatici: nel 2016 sono morti 252 ciclisti in incidenti con automobili, autocarri, autobus o tram, e quasi 6.000 sinistri tra auto e bici si sono verificati mentre il veicolo superava le due ruote. Nasce da qui la proposta contenuta nel disegno di legge che è già stato ribattezzato “salvaciclisti”, sottoscritta poche settimane fa da 64 senatori. In pratica l’integrazione del codice della strada mira a “vietare alle automobili il sorpasso di un velocipede a una distanza laterale minima inferiore a un metro e mezzo”.
A parte il fatto che “velocipede” è una parola che non usano più nemmeno i bisnonni, ovviamente è lodevole l’intenzione di salvaguardare la vita di chi guida reggendo un manubrio anzichè un volante, correggendo l’articolo 148 del Codice della strada che attualmente impone in maniera generica di sorpassare “tenendo una adeguata distanza laterale”. «Un metro e mezzo - ha sottolineato il senatore Michele Davico, firmatario della proposta - è la distanza di sicurezza che garantisce al ciclista di non essere investito dallo spostamento d’aria causato dai veicoli più veloci o ingombranti. Sarebbero utili anche cartelli sulle strade per ricordare la distanza consigliata in caso di sorpasso di un ciclista, come avviene all’estero». In Francia infatti il Codice prevede che nei sorpassi ci si debba tenere a un metro dalle bici nei centri abitati, e a 1,5 metri nelle strade extraurbane, stessa misura prevista in Spagna dove la violazione viene punita con 200 euro di multa e la sottrazione di 4 punti dalla patente.
Detto questo, sarebbe bello sapere come si possa calcolare al centimetro la distanza obbligatoria. Avremo poliziotti muniti di metro da sarta da usare in velocità? E soprattutto: riusciremo a convincere i gruppi di appassionati che la domenica pedalano vestiti con tutine aderenti e caschi da extraterrestri che non stanno partecipando al Giro d’Italia, e che è possibile viaggiare e divertirsi anche senza stare affiancati in plotone, occupando tre quarti della strada? Forse così molti di più cominceranno a rispettare chiunque usi la bicicletta. Non per legge, ma per educazione.