Economia

Lavoro. La nuova Benetton parte al risparmio: chiesti contratti di solidarietà

Redazione Economia mercoledì 3 luglio 2024

Il gruppo Benetton ha proposto l'applicazione dei contratti di solidarietà a tutti i lavoratori, tranne alcuni comparti, fino al 40% per sei mesi prorogabili, ma le organizzazioni sindacali respingono la possibilità di intesa per un "accordo così penalizzante". La notizia è stata riferita dalle stesse sigle sindacali dopo un incontro avvenuto nel pomeriggio di martedì con i delegati aziendali e le rappresentanze sindacali interne (Rsu). Nel dettaglio sarebbero 375 i lavoratori di Benetton toccati dai contratti di solidarietà proposti dall'azienda. La quota dell'ammortizzatore sociale sarà al centro, assieme ad altri argomenti, di un nuovo vertice tra azienda e sindacati fissato per il 15 luglio. Mentre dal 16 luglio sono già state calendarizzate le assemblee con i lavoratori.

Le organizzazioni sindacali ritengono eccessiva l'applicazione della solidarietà al 40% e puntano innanzitutto a ridurne l'incidenza, in termini di percentuale e di numero di interessati. L'opposizione, spiegano le categorie tessili di Cgil, Cisl e Uil, deriva dal fatto che "nessun piano industriale è stato presentato". I sindacati chiedono inoltre l'integrazione salariale al 100% per le eventuali giornate di solidarietà.

L'azienda ha proposto l'ampliamento della platea di lavoratori che possono accedere a uscite incentivate, estendendola a dipendenti lontani più di 24 mesi dalla data del pensionamento. Nel frattempo gli uffici delle sedi di Ponzano Veneto (Treviso) e Villorba (Treviso) rimarranno chiusi tutti i venerdì dal 12 luglio al 3 agosto. Il personale degli uffici che rimarranno chiusi nei venerdì delle prossime settimane sarà impiegato in modalità smart working.

Rispetto alla ristrutturazione della rete commerciale, le chiusure di punti vendita indicate dalla proprietà riguardano in prima battuta negozi non profittevoli collocati all'estero, e solo successivamente ed eventualmente sedi in Italia.

Dopo il rinnovo del Consiglio di amministrazione di Benetton Group e l'avvicendamento al ruolo di amministratore delegato tra Massimo Renon e Claudio Sforza avvenuto lo scorso 18 giugno, tra non poche polemiche, i sindacati avevano già avuto un incontro con la proprietà. Al centro dell'incontro la situazione dell'azienda, penalizzata da perdite che nel 2023 hanno raggiunto i 230 milioni, e il prevedibile disegno di riorganizzazione della struttura, nella quale, tra il quartier generale di Ponzano Veneto e l'impianto di Castrette di Villorba lavorano 1.300 addetti.

Per la copertura delle perdite e il rilancio la holding Edizione aveva già annunciato nei giorni scorsi la messa a disposizione di 260 milioni. Dal canto suo, il nuovo Ceo, arrivato alla guida del gruppo trevigiano della moda in questa fase complessa, aveva già annunciato non solo una razionalizzazione dei punti vendita con l’obiettivo di tornare leader nel settore dopo anni d’appannamento, ma anche una strategia con una premessa chiara: «Non ci saranno licenziamenti - aveva scritto Claudio Sforza su Linkedin -. Dovendo correlare le risorse umane all’attuale volume d’affari dell’azienda si utilizzeranno ammortizzatori sociali consueti (solidarietà ed esodi agevolati)».

L’attuale proposta avanzata da Benetton ai sindacati per i contratti di solidarietà, dunque, secondo il noto marchio di abbigliamento, «va considerata come azione a tutela dei posti di lavoro» evitando licenziamenti o ammortizzatori sociali più incisivi. Peraltro, il ricorso ai contratti di solidarietà non è nuovo nella storia di Benetton Group, che nel 2022 hanno riguardato ad esempio 756 lavoratori su 900 assoggettabili (ben oltre il 50%).

Il cambio ai vertici dello scorso 18 giugno nel gruppo di Ponzano può ritenersi una svolta: per la prima volta dal 1965 quando i fratelli Luciano, Giuliana, Gilberto e Carlo diedero vita agli United Colors, in azienda non ci sarà alcun membro della famiglia trevigiana. Dopo l’addio del fondatore Luciano, la società è ora diventata un’azienda completamente managerializzata controllata al 100% da Edizione Holding e dove la famiglia è fuori dal Cda, con un mero ruolo di azionista.

In seguito la stessa holding Edizione, controllata dalla famiglia Benetton, il 26 giugno scorso aveva deciso che il proprio Cda e il proprio presidente, Alessandro Benetton, avranno d'ora in avanti un ruolo più centrale e autonomo rispetto all’assise degli azionisti, esercitando un maggior potere nelle scelte strategiche.