Economia

Bcg. Meno disponibilità a lavorare all'estero, ma non tra i giovani italiani

Redazione Romana sabato 28 luglio 2018

La propensione globale ad andare a lavorare all'estero è diminuita negli ultimi quattro anni, passando dal 64 al 57%, ma non per i giovani italiani: il 75% di chi ha meno di 30 anni, infatti, dichiara di avere preso in considerazione l'idea di trasferirsi, una percentuale molto più alta della media globale relativa ai loro coetanei (61%) e anche di quella degli italiani in generale, scesa dal 59 al 55%. Tra le dieci destinazioni di interesse per i nostri connazionali, il Regno Unito ruba la pole position agli Stati Uniti. Seguono Germania, Svizzera, Spagna, Francia, Australia, Canada, Paesi Bassi e Svezia (che entra nella top ten). L'Italia, invece, si mantiene al nono posto tra i Paesi preferiti dagli stranieri per cercare lavoro, apprezzata in particolare da chi ha alta scolarità, mentre tra le donne sale addirittura all'ottavo posto.

Sono alcuni dei risultati emersi dal Decoding Global Talent 2018 di The Boston Consulting Group, la più ampia indagine mondiale sulle persone in cerca di lavoro che ha intervistato oltre 360.000 individui in 197 Paesi. Tra le ragioni che hanno ridotto la disponibilità a spostarsi, le regolamentazioni più severe nelle principali destinazioni, come Regno Unito e Stati Uniti, il miglioramento dell'economia in paesi precedentemente molto mobili, ad esempio l'Europa centrale e dell’Est, e la globalizzazione del lavoro. Tuttavia, ci sono Paesi in assoluta controtendenza che registrano un aumento della mobilità del 10%, come Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Canada, Brasile e India. Le donne sono meno propense a muoversi, mentre i giovani e coloro che hanno competenze digitali spendibili lo sono molto più della media.

Rispetto allo studio del 2014, cambia il ranking, ma non cambiano le destinazioni preferite da chi pensa di lasciare il proprio Paese per cercare lavoro: gli Stati Uniti sono ancora in testa alla classifica, la Germania ruba il secondo posto al Regno Unito (che passa dal 2° al 5° posto, forse a causa della Brexit), seguita da Canada e Australia. La Svizzera scende dal 5° all’8° posto, probabilmente per via dell'inasprimento delle quote. Londra continua a guidare la top ten delle città, confermando che il marchio città si differenzia dal marchio Paese, seguita da New York e Berlino. Abu Dhabi e Dubai diventano più attraenti, Hong Kong entra nelle migliori 30.

I primi fattori di interesse per le persone che cercano un lavoro rimangono la cultura, le relazioni, l'equilibrio tra vita personale e professionale, lo sviluppo inteso come avanzamento di carriera e apprendimento e la sicurezza, sia del posto di lavoro che dell'azienda. Il salario si trova solo all'8° posto. Queste preferenze variano però molto nelle diverse zone geografiche: il mondo occidentale è più concentrato sulle relazioni e sul work-life balance, mentre i Paesi in via di sviluppo sono più attenti all'apprendimento e alla carriera; alcune regioni danno priorità alla retribuzione (ad esempio la Russia, l’Ucraina), mentre per diversi Paesi asiatici come l'Indonesia è più importante la sicurezza del posto di lavoro. Naturalmente gli individui devono essere pronti a riqualificarsi per nuovi lavori e il 70% degli intervistati dichiara di essere disposto a farlo, anche utilizzando corsi online e metodi di autoapprendimento.