Economia

Finanza. Anche l'uomo di Del Vecchio lascia il Cda di Generali

Pietro Saccò lunedì 17 gennaio 2022

Leonardo Del Vecchio, presidente di EssilorLuxottica

Si intensifica lo scontro per il controllo di Generali, la più grande compagnia assicurativa italiana. Dopo che giovedì scorso si è dimesso dall’incarico di vice presidente vicario e di membro del Consiglio di amministrazione l’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone (socio di Generali con l’8% delle azioni) oggi ha comunicato le proprie dimissioni dal Cda anche Romolo Bardin.
«Il consigliere Bardin ha motivato le proprie dimissioni riferendosi alle modalita` operative e ad alcune scelte del Consiglio e dei Comitati a cui partecipa, con particolare riguardo anche al processo di formazione della lista del CdA» ha spiegato Generali con una nota.
Bardin è l’amministratore delegato di Delfin, la finanziaria del fondatore di Luxottica (oggi EssilorLuxottica) Leonardo Del Vecchio. Del Vecchio, che ha il 6,5% delle azioni di Generali, assieme a Caltagirone e la Fondazione Crt (che ha circa l’1,2% delle quote) ha costituito lo scorso autunno un patto parasociale che, con il 16% di azioni attualmente in suo possesso, punta a cambiare la guida della compagnia, affidata dal 2016 al group ceo Philippe Donnet.
Anche in questo caso, come aveva fatto giovedì scorso dopo le dimissioni di Caltagirone, il presidente di Assicurazioni Generali, Gabriele Galateri di Genola, ha difeso la condotta del Cda: «Esprimo rammarico per la decisione assunta dal dott. Bardin. Voglio ribadire, anche in questa occasione, che la societa` ha sempre condotto la sua attivita` secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, nell’interesse di tutti gli stakeholder. Principi, questi, a cui confermo ci si e` sempre attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri, senza eccezione alcuna e in ogni occasione».

Tra le contestazioni dei due consiglieri dimissionari c’è la scelta da parte del Cda di proporre una propria lista per il rinnovo del consiglio stesso, che sarà votato ad aprile dall’assemblea dei soci: si va verso un scontro tra il patto parasociale e Mediobanca, che ha il 12,8% delle azioni e il 17,2% dei diritti di voto di Generali. A decidere l'esito saranno i grandi fondi e i piccoli investitori di Generali, che hanno rispettivamente il 34,7% e il 22,6% delle azioni della compagnia assicurativa.