Dentro la banca. Famiglie più ricche, ma si investe meno
La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è aumentata del 4% negli ultimi dodici mesi. Un incremento che è frutto della crescita che ha interessato quasi tutti gli asset mobiliari. L’aumento più significativo ha interessato i titoli azionari, più 9% rispetto all’anno precedente e i fondi comuni, che, hanno oramai superato il muro dei 500 miliardi, grazie a una crescita, anche in questo caso, di 9 punti percentuali. In crescita anche l’ammontare dei conti correnti e le riserve in contante: +6%.
Nella prima parte degli anni Duemila ogni italiano riusciva però ad investire in attività finanziarie duemila euro circa in media ogni anno. Recentemente siamo scesi sopra i 300 euro. Senza dubbio siamo ancora un popolo relativamente 'ricco' ma lo siamo meno di quanto lo eravamo in passato. Nel 2000 ognuno deteneva mediamente quasi 50.000 euro di attività finanziarie. Oggi la ricchezza pro-capite degli italiani è pari a 67.000 euro, meno però di quella dei tedeschi e dei francesi. I salvadanai delle famiglie sono sempre più pieni, perché si preferisce risparmiare e investire nella finanza: meglio accumulare che spendere sembra la regola d’oro seguita dagli italiani nell’ultimo periodo, un atteggiamento che contribuisce a fiaccare la ripresa. Le famiglie cercano sicurezza e liquidità unitamente ad una gestione professionale del risparmio cercando di dare al portafoglio un'inclinazione più internazionale. Hanno perso importanza le obbligazioni bancarie con un peso nel portafoglio sceso al 2% circa; sono scomparsi i titoli di Stato mentre invece rimane alto l'interesse per i depositi.
C'è invece un boom del risparmio gestito con i fondi comuni che sono arrivati ad assorbire più del 12% del totale della ricchezza. Per quanto riguarda invece la ricchezza non finanziaria per le famiglie l’81% circa delle attività reali è costituito da abitazioni; gli immobili non residenziali pesano per l’11% e gli altri beni strumentali utilizzati dalle piccole imprese a fini produttivi rappresentano l’1% del totale delle attività.
Ancora più da vicino risulta che le famiglie detengono il 92% del totale delle abitazioni. Il loro valore si è ridotto di oltre 400 mld di euro in 5 anni scendendo sotto i 5.300. La caduta del valore delle abitazioni è spiegata dalla brusca flessione dei prezzi delle case che hanno perso più del 15% in sette anni. Inoltre le famiglie detengono anche il 29% del totale degli immobili non residenziali e il 9,3% degli altri beni di capitale fisso (che includono sia attività materiali che immateriali) In questo contesto specifichiamo che i consumi durevoli delle famiglie, ovvero i consumi di beni utilizzati per oltre un anno (ad esempio dell’automobile) hanno realizzato un tasso di crescita molto sostenuto tra il 2001 ed il 2011 ed una contrazione consistente invece dal 2013 Questa tendenza è da ricondurre soprattutto alla dinamica fortemente negativa degli acquisti di automobili, la cui recente ripresa non è stata sufficiente a compensare il crollo degli anni passati.