Coronavirus. I miliardi della Bei contro la crisi
L'insegna della Bei davanti alla sede della banca, in Lussemburgo
«Nel 2012 un capo di governo europeo durante un coffe break mi si avvicina e mi fa: “Dovreste correggere i vostri numeri, così sareste più grandi della Banca mondiale”. “Noi siamo già più grandi della Banca mondiale – gli ho risposto io –, e voi dovreste saperlo perché siamo un vostro strumento”». L’aneddoto che Werner Hoyer, presidente della Banca europea degli investimenti (Bei), ha raccontato ai giornalisti in un incontro in Lussemburgo qualche anno fa mostra bene quanto poco sia conosciuto il braccio finanziario dell’Unione europea, che avrà un ruolo centrale nel sostegno e nel rilancio dell’economia dopo la crisi da Covid-19.
Che cos’è e che cosa fa la Bei
La Banca europea per gli investimenti è la banca dell’Unione europea, la sua esistenza è stabilita dal Trattato di Roma che nel 1957 ha posto le basi per la nascita della Comunità economica europea, diventata Unione europea nel 2009. Attiva dal 1958 e con sede in Lussemburgo, ha il compito esplicito contribuire alla crescita economica dell’Europa.
È la più grande istituzione finanziaria del mondo in virtù di un capitale sottoscritto che ammonta a 248,8 miliardi di euro (il capitale sottoscritto della Banca mondiale è di 268,9 miliardi di dollari, 246 miliardi di euro, ai cambi attuali).
La Bei sostiene l’economia con diversi strumenti finanziari, soprattutto prestiti e garanzie. Raccoglie denaro sul mercato emettendo obbligazioni sulle quali paga tassi di interesse bassi grazie al suo rating a tripla A. Si muove con un soggetto a metà tra il mercato e lo Stato con l’obiettivo di favorire investimenti positivi per l’economia europea come quelli su ambiente, infrastrutture, innovazione, sostegno alle piccole e medie imprese, coesione sociale ed economica.
Dal 1994 ha al suo interno anche il Fondo europeo per gli investimenti (Fei), specializzato in operazioni più “rischiose”, come il supporto alle piccole e medie imprese anche attraverso operazione di venture capital. Tra gli azionisti del Fei ci sono anche la Commissione europea e banche e istituzioni private.
A chi appartiene la Bei e chi la amministra
Gli Stati dell’Ue sono azionisti della Bei in base al peso della loro economia al momento dell’ingresso nel capitale: Germania, Francia e Italia hanno ognuno una quota del 18,9%, la Spagna dell’11,2%, i Paesi Bassi del 5,2%.
Ogni Stato dell’Ue nomina un suo ministro per un posto nel consiglio dei governatori della Bei (per l’Italia c’è il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri), che dà l'indirizzo generale alla banca e, soprattutto, nomina il consiglio di amministrazione e il consiglio direttivo, che si occupano concretamento di gestire il denaro della Bei. Il presidente del consiglio direttivo è il tedesco Werner Hoyer dal 2012. L’italiano Dario Scannapieco è uno dei vicepresidenti.
Quanti soldi ha la Bei
Di quei 248,8 miliardi di euro di capitale della Bei, solo 21,7 sono stati effettivamente versati dagli Stati dell’Ue. Gli altri possono essere richiesti dal consiglio di amministrazione della banca in qualsiasi momento e i governi sono obbligati a versare quanto sottoscritto.
A fine 2019 la Bei disponeva di 50,3 miliardi di euro raccolti sul mercato tramite obbligazioni. I bond della Bei sono una forma di "Eurobond", in quanto sostenuti dal capitale versato da tutti gli Stati dell'Ue e finalizzati a fare investimenti in tutta l'Ue. Secondo l’ultimo bilancio approvato, quello del 2018, con un potente “effetto leva” sulla base di 72 miliardi di euro di capitale proprio (tra obbligazioni e fondi versati) la Bei ha un bilancio con 556 miliardi di euro di attivi, che includono 451 miliardi di prestiti già concessi, e si preparava a concedere finanziamenti per altri 106 miliardi di euro.
L’Italia, per la sua dimensione economica e anche per una cronica carenza di investimenti, è uno dei Paesi che raccoglie più finanziamenti dalla Bei. Nel 2019 è andato in Italia il 17,3% degli investimenti Bei, 11 miliardi di euro. L’Italia è stato il Paese più finanziato, il secondo, la Francia, ha ricevuto 8,5 miliardi.
«La forte presenza di piccole e medie imprese, la difficoltà delle banche nel fare credito e il robusto sistema di garanzie già esistente fanno di questo Paese un territorio fertile per l’attività della Bei» spiegava a gennaio Alessandro Tappi, responsabile investimenti del Fei.
Cosa può fare la Bei contro il Covid-19
Strumento che nasce per favorire gli investimenti all’interno dell’Ue, la Bei è pronta a dare un significativo contributo a sostenere l’economia mandata in crisi dal coronavirus.
Per contrastare la crisi economica scatenata dalla pandemia la Bei il 16 marzo ha presentato un primo piano di interventi che può mobilitare fino a 40 miliardi di euro di finanziamenti. Il piano prevede tre misure:
-
programmi di garanzia per le banche che consentono di sostenere finanziamenti per 20 miliardi di euro
-
linee di liquidità, sempre rivolte alle banche, per garantire un sostegno aggiuntivo di 10 miliardi di euro alle piccole e medie imprese
-
l’acquisto di titoli garantiti da attività (asset-backed securities) per consentire alle banche di alleggerire il peso in bilancio dei prestiti alle pmi e quindi sbloccare altri 10 miliardi di euro di prestiti
Questo pacchetto di misure, che passa dalla collaborazione con le banche di promozione nazionale degli Stati membri, può essere attuato senza bisogno di una nuova legislazione.
Nello stesso tempo la Bei ha ricordato di avere a disposizione 5 miliardi di euro da utilizzare per investimenti nel settore sanitario, tra ospedali che stanno gestendo l’emergenza sanitaria e aziende farmaceutiche che fanno ricerca sulla cura e sui vaccini per il Covid-19.
Il 3 aprile la Bei ha presentato un secondo pacchetto di interventi, molto più sostanzioso. Prevede la creazione di un fondo di garanzia con una dotazione di 25 miliardi di euro da utilizzare per garantire i finanziamenti delle banche alle aziende. Secondo i calcoli della Bei questo fondo può arrivare a sostenere prestiti per 200 miliardi di euro complessivi.
Il fondo sarebbe finanziato dagli Stati dell’Ue in base alla loro partecipazione al capitale della Banca. Con queste risorse la Bei può supportare diversi tipi di operazioni:
-
garanzie per le banche
-
garanzie per gli schemi nazionali di garanzia (come quello previsto dall’Italia)
-
supporto alle aziende piccole e medie
-
acquisto di cartolarizzazioni garantite dalle banche
-
operazioni di venture debt per aziende ad alta innovazione, comprese quelle del settore farmaceutico
I fondi arriveranno all’economia reale tramite il credito delle banche che sfrutteranno la possibilità di ottenere queste garanzie. La Bei non è tenuta a usare le sue risorse in maniera proporzionale tra gli Stati membri, anche se punta a mantenere un certo equilibrio. «Una maggioranza dei fondi resi disponibili sarà probabilmente richiesta dalle aziende degli Stati membri più colpiti» prevede la stessa Bei.
Alla riunione dell'Eurogruppo del 9 aprile i ministri dell’Economia degli Stati dell’euro hanno accolto la proposta della Bei, invitandola a renderla operativa il più rapidamente possibile: «Questa iniziativa è un importante contributo a preservare le condizioni di parità del mercato unico alla luce degli schemi di supporto nazionali».