Economia

CRISI. Bagnasco: se tutti pagassimo tasse non ci sarebbe debito pubblico

martedì 18 giugno 2013
"Basterebbe che tutti pagassimo il giusto delle tasse e non esisterebbe il debito pubblico" ma nel contempo la pressione fiscale deve essere equa e proporzionata "altrimenti si può incentivare il malaffare e l'evasione". Ad affermarlo l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, a margine della presentazione dell'iniziativa "Dieci piazze per Dieci Comandamenti", che si è svolta stamani presso la Curia arcivescovile di Genova.Commentando il comandamento "Non rubare",  il cardinale ha affermato che "basterebbe che tutti pagassimo il giusto delle tasse e non esisterebbe assolutamente il debito pubblico, tutto sarebbe risanato e quindi anche l'economia potrebbe avere più respiro e più agio per riprendersi e rilanciarsi". Questo "è un puntofermo che fa parte del comandamento della giustizia". Però, ha aggiunto Bagnasco, "bisogna fare anche alcune altre considerazioni e, cioè, che i doveri siano anche proporzionati a un'equità delle diverse situazioni, dei diversi lavori e introiti perchè, altrimenti, si può incentivare il malaffare, si può incentivare la non assoluzione di un debito, si può incentivare l'evasione fiscale". Infine, per l'arcivescovo, "è certamente un principio di equità quello per cui chi ha di più, nel senso di guadagno e di possibilità, paghi di più", così come è un altro principio di equità quello secondo cui "tutti dovremmo ascoltare la nostra coscienza".«SENZA LAVORO SI RISCHIA IL SUICIDIO SOCIALE»"Senza lavoro né speranza si rischia il suicidio, non quello personale, spero, ma quello sociale". Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, alla presentazione della tappa genovese dell'iniziativa '10 Piazze per 10 Comandamentì che si svolgerà sabato sera in piazza Matteotti e sarà dedicata al comandamento 'Non rubare'.Il furto nei confronti delle nuove generazioni "si identifica soprattutto con il tema del lavoro, perché senza lavoro non c'è progettualità nella vita di un giovane, non c'è possibilità che si faccia una famiglia, ricchezza fondamentale".Secondo il cardinale, però, la mancanza di lavoro "non è l'unico modo per rubare il futuro ai giovani, o anche ai non giovani: un altro modo è quello di non avere più speranza perché anche quando c'è il lavoro, c'è la ricchezza, c'è il benessere, non è detto che sia superato l'egoismo" perché "ci sono delle dinamiche più complesse che riguardano anche quel patrimonio interiore di valori, di senso del sacrificio, di voglia di donare il proprio amore per generare vita, che non fa parte strettamente del patrimonio economico e finanziario".