Automobili e tecnologia. Le ragioni dell'incredibile sorpasso della cinese Byd
Una linea di montaggio ad alta automazione di Byd
Una trimestrale d’oro, ricavi in crescita esponenziale, 200 mila persone assunte solo da agosto a ottobre, e piani di espansione programmati in tutto il mondo. Se l’automobile continua a dibattersi in una fase di crisi che sembra irreversibile, c’è un marchio che viaggia in netta controtendenza e ha appena festeggiato il traguardo della produzione di 10 milioni di veicoli a nuova energia dall’inizio della sua storia a oggi.
Byd, multinazionale cinese dell'high-tech, continua a sorprendere con numeri impressionanti: l’auto è solo uno dei settori del gigante aziendale nato come piccola startup con 20 dipendenti nel 1995 per produrre batterie ricaricabili, e che vanta oggi un'attività diversificata che comprende trasporto ferroviario, nuove energie ed elettronica, con oltre 30 parchi industriali in tutto il mondo. Il giro d'affari di Byd nel terzo trimestre dell’anno è cresciuto del 24% a 28,24 miliardi di dollari. Un valore che significa il sorpasso rispetto alla rivale Tesla che nello stesso periodo ha messo a segno un fatturato di 3 miliardi di dollari inferiore. L’azienda di Shenzhen ha pubblicato risultati positivi anche sul fronte dell'utile netto, in crescita dell'11,5% (a 11,63 miliardi di dollari). Merito anche dei sussidi del governo cinese, che stanno sostenendo le vendite sul mercato interno. Nel confronto con Tesla, Byd resta ancora indietro sul fronte delle consegne: il costruttore cinese, nel terzo trimestre dell'anno, ha venduto 443.426 elettriche pure (+2,7% sull'anno scorso) in tutto il mondo, contro le 462.890 della Casa californiana. Ma sul mercato interno resta sostanzialmente imbattibile: da sola, Byd ha totalizzato più di un terzo di tutte le immatricolazioni di elettriche e ibride plug-in in Cina dall’inizio dell'anno.
Una crescita che si riflette anche nell’organico aziendale. Mentre in Occidente, i marchi automobilistici tagliano personale e chiudono fabbriche, in Cina la situazione pare completamente differente. Le cifre fornite dal vicepresidente He Zhiqi dicono che negli ultimi tre mesi ben 200 mila lavoratori si sono aggiunti alla già enorme forza lavoro della società. All’attuale ritmo delle assunzioni, il costruttore cinese supererà a breve la soglia del milione di lavoratori, una cifra senza precedenti nel settore automobilistico globale.
Anche se è ancora il caso di precisare che l’azienda di Shenzhen non produce solo auto o bus, ma anche batterie, componenti per l’elettronica di consumo e sistemi di trasporto urbano, stando a quanto affermato da He Zhiqi tramite il suo account sul social cinese Weibo, gran parte dell’incremento della forza lavoro è legata alla continua crescita in campo automobilistico. Byd ha venduto a ottobre oltre 500 mila veicoli nel mondo, e probabilmente supererà la soglia dei 4 milioni di veicoli entro la fine dell'anno, registrando così una crescita del 42% rispetto al 2023.
Uno degli stabilimenti di Byd - Byd
La spiegazione di un fenomeno del genere sta nel valore tecnologico raggiunto, con innovazioni come la batteria Blade e la tecnologia super ibrida DM-i. Non a caso con oltre 110 mila dipendenti impiegati nella ricerca e sviluppo, Byd è l'azienda con il maggior numero di addetti R&S al mondo. Si sta rivelando vincente anche la scelta di non puntare solo sulle vetture elettriche pure, in calo di consensi ovunque (tranne che in Cina). Nei primi dieci mesi dell'anno, le vendite di auto ibride ricaricabili hanno sfiorato 1,9 milioni di unità, il 62% in più rispetto al pari periodo del 2023, mentre le auto 100% a batteria sono state commercializzate in 1,35 milioni di esemplari, con un incremento di circa il 12%. In prospettiva, il marchio cinese ha annunciato che investirà l’equivalente di 13 miliardi di euro nello sviluppo di tecnologie intelligenti che integrino l’intelligenza artificiale nei sistemi automobilistici, promuovendo il continuo aggiornamento di tutti i modelli in gamma.
La presenza di Byd in 90 mercati in tutto il mondo è un’altra motivazione alla base della sua crescita, e la sua espansione è destinata ad aumentare grazie a nuove fabbriche in America Latina, Thailandia ed Europa, e al lancio globale degli altri suoi marchi come Fang Cheng Bao, Denza e Yangwang. Oggi Byd realizza oltre il 90% dei suoi volumi sul mercato interno, ma ha venduto in Europa 94.477 unità nel terzo trimestre, registrando una crescita del 32,6%. L’obiettivo per la fine dell’anno è quello di esportare almeno 450 mila unità, il doppio rispetto al 2023.
Per sfondare in Europa, l’azienda ha puntato su nuovi manager di esperienza, come Alfredo Altavilla, ex braccio destro di Sergio Marchionne ai tempi di Fiat-Chrysler, da poco nominato special advisor per il mercato europeo: «Negli ultimi anni ho collaborato con altri tre costruttori cinesi - ha spiegato nei giorni scorsi al convegno “Quattroruote Next” di Milano -. Ma quando ho conosciuto Byd, mi sono reso conto che questa azienda è qualcosa di diverso perché non si presenta come un costruttore di automobili ma come una tech company. Per esempio, fornisce molti componenti elettronici alla Apple, ed è tra i maggiori produttori al mondo di pannelli fotovoltaici. Byd ha 103 mila ingegneri e sviluppa 42 brevetti al giorno: cifre che comportano un approccio unico in termini di velocità per affrontare il difficile mercato dell’automobile attuale. Dal prossimo anno arriveranno modelli concepiti per il mercato europeo, anche perché l’obiettivo di Byd è chiaro: con le due fabbriche in Ungheria e Turchia, si punta a rendere l’Europa completamente autosufficiente in meno di 18 mesi in termini produttivi. Quindi non si potrà più parlare di Byd come un produttore cinese, ma europeo».
Quanto ai dazi sull’importazione di veicoli elettrici cinesi, Altavilla ha chiarito che non si tratta di un pericolo per marchi come Byd, ma per l’Europa stessa: «I dazi bloccano gli investimenti asiatici nei Paesi che li hanno votati. Mi auguro - ha sottolineato il manager - che la misura venga rivista sul piano della durata e dell’ammontare, perché è impensabile che la Cina non reagisca. I dazi non servono assolutamente a niente. Per quanto ci riguarda, sono solo un mal di testa passeggero, sicuramente fino a settembre dell’anno prossimo: una volta resa operativa la fabbrica in Ungheria, non saranno più un problema del tutto».