Lo scenario. Auto, Toyota guida il partito degli "elettroscettici"
"In tutto il mondo, un miliardo di persone vive senza accesso all'elettricità. Dal momento che Toyota fornisce automobili a tali regioni, perseguire le auto elettriche come unica opzione significherebbe che non possiamo assicurare la mobilità a tutti. A nessuna regione, Paese o livello di reddito del mondo invece deve essere negata la libertà di muoversi...".
A parlare è Akio Toyoda, il presidente di Toyota che non è un costruttore qualunque, ma quello che produce in assoluto più automobili al mondo. E il suo è un intervento a piedi uniti che non può lasciare indifferenti. "Indipendentemente dai progressi delle elettriche - ha aggiunto Toyoda ieri al Salone di Tokyo - penso che queste ultime anche in prospettiva avranno una quota di mercato del 30%. Ciò lascia il restante 70% a vetture ibride, fuel cell o alimentate direttamente a idrogeno. Non ho dubbi che i veicoli a motore termico sopravviveranno. Questo non sarà deciso dalla regolamentazione o dal potere politico, ma dai clienti e dal mercato. Ecco perché Toyota, azienda che compete su scala globale, sta perseguendo un approccio multi percorso con una gamma completa di veicoli. Un'opzione che Toyota possiede, e che altre aziende non hanno, sono le HEV, le ibride. Grazie alla loro introduzione, 20-30 anni fa, il Giappone è l'unico Paese sviluppato ad aver ridotto le emissioni di CO2 del 23%. Eppure nessuno spiega questo dettaglio, men che meno i media. Tutto quello che dicono è che Toyota è in ritardo sulle elettriche pure. L'importante non è a quale tecnologia passare: il nostro nemico è il carbonio. Ecco perché dovremmo tutti pensare a come ridurre le emissioni di CO2 in questo momento".
L’aria nei confronti dell’elettrico in generale pare comunque cambiata. Al punto che da più parti si pronostica che la messa al bando dei motori termici in Europa sulle auto nuove, prevista per il 2035, potrebbe essere perlomeno rinviata. Il cambio di rotta è tutt’altro che scontato, anche in virtù dei mastodontici investimenti già messi in campo da tutta l’industria automobilistica: eppure non manca chi vuole ricorrere alla Corte di Giustizia, come la Polonia, e chi conta sulle prossime elezioni europee di giugno per imprimere una virata, come Matteo Salvini (da sempre contrario allo stop di diesel e benzina) o il presidente dei conservatori del Ppe, che promette l’annullamento del divieto in caso di vittoria.
Intanto ieri Luca de Meo, Ceo del Gruppo Renault, ha annunciato a sorpresa l'annullamento della quotazione in Borsa di Ampere, la società creata per essere il 'pure player' europeo dei veicoli elettrici e del software. Oggi sono state diffuse indiscrezioni - riportate da Automotive News Europe - su un'analoga decisione che Volkswagen AG potrebbe prendere relativamente all'Ipo per la sua unità di batterie PowerCo. Si tratta di due segnali forti - segnalano media specializzati e analisti - sulla criticità della transizione verso la mobilità solo elettrica e sulle preoccupazioni dell'industria rispetto alla redditività del settore.
Dubbi questi che non sono solo la conseguenza dell'andamento delle immatricolazioni dei modelli 100% a batteria nel mercato europeo (1.899.700 vendute nel 2023 con la previsione di salire il prossimo anno soltanto a 1.935.000 unità) ma anche del diffondersi a macchia d'olio di un ripensamento che molti grandi gruppi stanno mostrando nei confronti di questa radicale trasformazione dei mercati. Già negli Stati Uniti il due colossi General Motors e Ford avevano ridimensionato i programmi per modelli elettrici e fabbriche di batterie, in parte per la preoccupazione di una eccessiva dipendenza dalle importazioni. Ora arrivano anche le dichiarazioni di aziende che hanno un forte impatto sull'Europa. Jose Munoz direttore operativo di Hyundai aveva detto nel novembre 2023 che "malgrado un continuo aumento delle vendite" dei propri modelli 100% elettrici, evidenziava che "il settore non stava crescendo così velocemente come pensavamo" e che la "domanda non era così elevata come previsto."
"Gli automobilisti europei si stanno raffreddando nei confronti del passaggio ai veicoli elettrici - scrive l'autorevole Forbes - poiché svantaggi imprevisti soffocano le aspettative". Nel rapporto viene inoltre ribadito che l’attuale debolezza delle vendite di veicoli elettrici è in parte legata alla decisione della Germania di porre fine ai sussidi il 18 dicembre scorso. "La Germania è il più grande mercato d’Europa di auto elettriche con circa il 18% delle vendite ma gli acquirenti stanno scoprendo che molti dei vantaggi promessi con il passaggio al veicolo elettrico non si realizzano nel mondo reale".
Ed è sempre Forbes a ricordare che se si vogliono raggiungere quote di mercato pari all’80% entro il 2030 nella Ue, i prezzi dei veicoli elettrici dovranno scendere drasticamente" con gli investitori che di conseguenza "stanno diventando nervosi per i rischi connessi". Dopo la prevista stagnazione nel 2024, lo scenario dovrebbe mutare nel caso in cui i costi fossero realmente ridotti. Secondo Matt Schmidt di Schmidt Automotive Research, le vendite di veicoli elettrici in Europa potrebbero salire nel 2025 a 2,6 milioni (20% del totale) passando a 9,2 milioni (65%) entro il 2030. Ma per gli analisti della britannica Jefferies Group LLC al traguardo del 2030 le immatricolazioni non supereranno gli 8,9 milioni nel 2030, cioè ben sotto le previsioni.