Economia

Lo scontro. L'Europa si spacca sui dazi Ue alle auto elettriche cinesi

Giovanni Maria Del Re venerdì 4 ottobre 2024

In arrivo nuovi dazi Ue sulle auto elettriche cinesi

Via libera ai dazi definitivi Ue per le auto elettriche a batteria cinesi. Gli Stati membri, profondamente divisi in materia, non hanno trovato una maggioranza né a favore né contro la proposta finale della Commissione Europea dello scorso 20 agosto, dopo il varo dei dazi provvisori il 4 luglio. Una non decisione che lascia a Bruxelles mano libera e per dare corso ai dazi, che entreranno ufficialmente in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione "al più tardi il 30 ottobre 2024", si legge in una nota dell’esecutivo Ue. La durata prevista è cinque anni.

Quello che si è registrato oggi al Comitato di difesa commerciale (Tdi), composto di alti funzionari inviati direttamente dalle capitali, è un’ampia divisione. Dieci Stati, tra cui Italia e Francia, hanno votato a favore, cinque contro, tra cui anzitutto la Germania, 12 si sono astenuti (tra cui la Spagna, altro grande critico dei dazi). Il risultato tecnicamente è definito una "non opinion", la Commissione può insomma agire come meglio crede.

Una vicenda che ha visto un aperto braccio di ferro tra Parigi e Berlino: mentre il presidente Emmanuel Macron ha più volte invocato l’urgenza di proteggere l’industria europea, in effetti già in difficoltà, il cancelliere Olaf Scholz si opponeva, spinto dal comparto tedesco particolarmente esposto proprio in Cina. Alla fine, l’ha spuntata Macron (e la Commissione Europea). La Cina ha già più volte protestato, presentando un ricorso di fronte al Wto. Bruxelles insiste tuttavia di volere una soluzione negoziale. "In parallelo – dichiara la Commissione – l’Ue e la Cina continuano a lavorare duramente per esplorare una soluzione alternativa che sia del tutto compatibile con il Wto, adeguata ad affrontare l’incresciosa elargizione di sussidi (da parte del governo cinese ndr) stabilita dall’indagine della Commissione". Secondo Bruxelles, per via dei forti sussidi del governo di Pechino a tutta la filiera, la quota del settore dell’industria Ue è calata dal 68,9% del 2020 al 59,9% del periodo di indagine (ottobre 2023-giugno 2024). Allo stesso tempo, la quota di mercato dei veicoli elettrici importati dalla Cina è schizzata dal 3,9% del 2020 al 25% grazie a prezzi sottocosto che spazzano via quelli industriali Ue. A rischio 2,5 milioni di posti di lavoro diretti e 10,3 milioni nell’indotto.

I dazi indicati ad agosto, già ritoccati rispetto alla prima stesura, ieri hanno subito un ulteriore ritocco. Riguardano tutti i veicoli prodotti in Cina, dunque anche quelli di costruttori europei. Previste tariffe del 20,7% per le società che hanno cooperato con l’indagine, e del 35,3% per quelle che non lo hanno fatto. Ci sono poi tariffe specifiche per tre costruttori cinesi: BYD (17%), Geely (18,8%) e SAIC (35,3%). A queste si aggiunge un’altra tariffa specifica per la società Usa Tesla, per i cui veicoli prodotti in Cina saranno colpiti con il 7,8% (la Commissione spiega di aver verificato che la società Usa gode di sussidi inferiori, inoltre si finanzia interamente al di fuori della Cina).

Quote da aggiungere ai dazi del 10% già in essere da tempo.Per cercare di andare incontro ai timori della Germania, ad agosto la Commissione ha accettato di trattare le società europee che hanno joint-venture con partner cinesi, anzitutto Volkswagen e Bmw, come imprese che cooperano, e che dunque potranno usufruire del dazio più basso. Inoltre, ribaltando iniziali dichiarazioni in senso contrario, la Commissione ha precisato che le garanzie che gli importatori hanno dovuto versare in proporzione ai dazi provvisori in vigore da luglio non saranno trasformate in pagamenti effettivi, né saranno interessate dai dazi le vetture elettriche importate prima dell’entrata in vigore dei dazi definitivi.