Dieselgate. Audi, 800 milioni di multa. Opel respinge le accuse
La casa automobilistica Audi, appartenente al Gruppo Volkswagen, pagherà una multa da 800 milioni di euro in Germania che porrà fine alle indagini legate allo scandalo delle emissioni diesel truccate. “Audi ha accettato la multa imposta dalla procura di Monaco - scrive Volkswagen in un comunicato - precisando che il pagamento «avrà un impatto negativo sul risultato 2018 di Gruppo». Il procedimento amministrativo contro Audi Ag aperto a causa dello scandalo diesel è con la presente chiuso in modo giuridicamente vincolante, confermano in un loro comunicato i pubblici ministeri di Monaco.
La sanzione si somma ai costi totali legati al dieselgate, che tra multe, riacquisti e rimborsi si sono attestati oltre i 27 miliardi di euro per Volkswagen, che ha riconosciuto nel 2015 il coinvolgimento di 11 milioni di veicoli sui quali erano stati montati i cosiddetti "impianti di manipolazione". Gli investigatori si sono occupati di Audi per quanto riguarda in particolare i motori V6 e V8 che ha montato nei suoi veicoli, nei modelli Volkswagen e in quelli della consociata Porsche, oltre che per i veicoli a marchio Audi su cui erano montati motori Volkswagen con dispositivi irregolari. In totale, il caso ha riguardato circa cinque milioni di auto costruite tra il 2004 e il 2018 a livello globale. Se l'indagine sulla casa automobilistica è quindi chiusa, restano comunque aperti altri casi che coinvolgono manager e dirigenti del gruppo Volkswagen, compreso quello che riguarda l'ex amministratore delegato Martin Winterkorn.
Dopo Volkswagen, Audi, Daimler e Bmw, anche Opel finisce nell'occhio del ciclone della giustizia tedesca e la lista dei produttori d'auto coinvolti nel dieselgate si allunga. Ieri sulla casa automobilistica di Ruesselheim si è abbattuto un doppio colpo: prima la Procura ha proceduto ad una vasta perquisizione nelle sedi commerciali Opel, mentre nel pomeriggio la motorizzazione
tedesca (BKA) ha annunciato il prossimo richiamo di 100.000 veicoli. L'accusa è sempre la stessa: frode per emissioni truccate dei gas di scarico. Sarebbero 95.000 le auto Opel coinvolte in tutta Europa, in particolare i modelli diesel euro 6 Zafira, Cascada e Insignia. L'indagine della motorizzazione tedesca ha origine lontana e risale alla fine del 2015, quando per la prima volta l'ufficio
federale, alle dipendenze del ministero dei trasporti, ha richiesto le prime verifiche. Opel, che è stata acquisita un anno fa dal gruppo francese Psa, rispedisce al mittente le accuse e fa sapere che le sue auto sono conformi alle normative vigenti. Il marchio tedesco infine minimizza infine la portata del richiamo annunciato dal ministero dei Trasporti tedesco, ricordando come «in Germania sono stati coinvolti circa 31.200 veicoli ma che nel corso della campagna di assistenza volontaria sono già state aggiornate più di 22.000 vetture". Pertanto - si sottolinea a Rüsselsheim - "nel richiamo
annunciato dal ministero sarebbero coinvolti meno di 9.200 veicoli".
Intanto i nuovi standard sulle emissioni nell'ambito della procedura Wltp, entrata in vigore il mese scorso in tutto il mondo, stanno creando enormi problemi a molti costruttori. I nuovi cicli di omologazione prevedono infatti test più realistici da parte dei produttori in tema di consumi ed emissioni che comportano certificazioni più lunghe da effettuare e più difficili da raggiungere per essere a norma. Ritardi di produzione e consegna su molti modelli sono previsti in tutta Europa. Il gruppo Volkswagen ad esempio fa sapere di aver subito ulteriori fluttuazioni nelle vendite in questo trimestre, in quanto le consegne in Europa sono diminuite di circa due quinti a settembre, riflettendo le sfide che il gruppo sta affrontando per certificare tutte le auto della propria flotta secondo le nuove procedure di emissione. VW annuncia che le consegne europee delle auto dei suoi 12 marchi sono diminuite del 37% rispetto al settembre del 2017 a 256.700 unità. Le consegne in tutto il mondo sono diminuite del 18% a 827.700 unità.