Economia

Grecia al collasso. Il piano di Atene non convince Bruxelles

Giovanni Maria Del Re sabato 7 marzo 2015
La situazione finanziaria greca si sta deteriorando più in fretta del previsto, con Atene ormai con l’acqua alla gola, pronta ora persino ad arruolare studenti e turisti come improvvisati controllori fiscali. Idee contenute in una lettera inviata ieri al presidente dell’eurogruppo Jeroen Dijsselbloem dal ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis con la proposta di sette riforme, nella speranza di accelerare il versamento di almeno una parte dell’ultima tranche di 7,2 miliardi ancora disponibile nel programma di aiuti appena prolungato di quattro mesi. Secondo la Süddeutsche Zeitung, proprio per la grave emergenza il premier greco Alexis Tsipras ha chiesto al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker un incontro urgente, che però il lussemburghese ha respinto per riguardo all’Eurogruppo che si riunisce lunedì prossimo. L’incontro dovrebbe esserci dopo, prima del Consiglio europeo del 19-20 marzo. Il tutto mentre l’agenzia di rating Fitch ieri ha fatto sapere che un eventuale 'Grexit' non provocherebbe una crisi sistemica e che potenzialmente potrebbe addirittura «rafforzare l’unione monetaria». La situazione è allarmante, soprattutto dopo che il presidente della Bce Mario Draghi ha respinto la richiesta ellenica di elevare il tetto massimo di 15 miliardi di euro in titoli trimestrali che la Grecia può emettere - titoli acquistati dalle banche greche con i fondi d’emergenza della stessa Bce, che non vuole diventare finanziatrice diretta di Atene. «La Bce ci tiene la corda al collo», ha detto Tsipras al settimanale tedesco Der Spiegel. Secondo indiscrezioni, Atene deve fronteggiare spese mensili per 4,5 miliardi di euro; a marzo ha impegni finanziari per un totale di 6,85 miliardi euro di cui 1,5 miliardi al Fmi (Atene ha già pagato una prima 'rata' da 310 milioni di euro), e non sa dove trovare i soldi. Il governo avrebbe chiesto a fondi pensioni e altri enti finanziari pubblici di mettere a disposizione i propri fondi. Giorni fa Dijsselbloem, intervistato dal Financial Times, aveva suggerito che almeno parte dell’ultima tranche dell’attuale programma di aiuti (7,2 miliardi di euro) avrebbe potuto essere versata prima della scadenza prevista (fine aprile), qualora Atene avesse accelerato le riforme. Ed è in quest’ottica la lettera inviata da Varoufakis, che prevede sette riforme. Tra queste l’idea, che ha fatto sorridere molti a Bruxelles, di arruolare studenti e turisti su base bimestrale come controllori fiscali informali travestiti da clienti muniti di telecamere e microfoni nascosti. Tra le altre misure, un 'consiglio fiscale' per sorvegliare la spesa pubblica, il miglioramento della pubblica amministrazione, sussidi per le famiglie più povere, licenze per i giochi d’azzardo, che porterebbero fino a 500 milioni di euro l’anno, la rateizzazione degli arretrati fiscali. Atene si aspetta però anche l’avvio di negoziati per un terzo programma di aiuti a partire da luglio. Fonti Ue ieri però hanno fatto sapere che la lettera non è stata inviata in tempo per la riunione tecnica preparatoria dell’eurogruppo, né è stata indirizzata alle tre istituzioni chiamate alla supervisione degli aiuti, Bce, Commissione europea e Fmi, e che dunque i ministri lunedì non potranno usarla come base per decidere un anticipo della tranche. Del resto, avvertivano, «le proposte vanno viste nel contesto generale di tutte le misure, non c’è alcuna connessione con i finanziamenti». «Il versamento della tranche - ha precisato anche un portavoce del ministero delle Finanze tedesco - presuppone necessariamente che il programma sia concluso con successo». Anche se, ha aggiunto, un anticipo è possibile se vi sarà un accordo tra Atene e le tre istituzioni sulle riforme. Intanto Tsipras ha annunciato di aver «chiesto a tutti i miei ministri più fatti e meno parole. Non soltanto al signor Varoufakis».