Economia

La proposta. «Contro l'irregolarità un credito d'imposta per colf, badanti e tate»

Cinzia Arena giovedì 14 novembre 2024

Introdurre il credito d’imposta sulle spese sostenute dalle famiglie per la cura di anziani e bambini, sul modello di quanto fatto in Francia, per renderle “sostenibili” dal punto di vista economico e al tempo stesso combattere l’evasione e il lavoro nero.

Da Assindatcolf - l’associazione nazionale dei datori di lavoro domestico - arriva la proposta di applicare l’agevolazione fiscale, progettata per le imprese, alle famiglie che otterrebbero così un rimborso o uno sconto sostanzioso sulle tasse da pagare in sede di dichiarazione dei redditi. Una rivoluzione che di fatto equiparerebbe la spesa per colf, badanti e baby sitter ad un investimento, con numerosi vantaggi: dimezzamento dei costi a carico delle famiglie e del tasso di irregolarità, che in questo settore è superiore al 50%. La proposta, già sperimentata con successo Oltralpe, è stata analizzata dall’Ufficio Studi di Assindatcolf nel Rapporto 2024 “Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”, progetto editoriale realizzato in collaborazione con Censis, Effe, Centro Studi e Ricerche Idos e Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, presentato oggi a Roma.

«La storica battaglia di Assindatcolf - ha detto il presidente dell’associazione Andrea Zini - è sempre stata quella di far ottenere alle famiglie la deduzione dell’intero costo sostenuto per il personale domestico». Ma negli ultimi anni la situazione economica del Paese è peggiorata a causa dell’inflazione che ha eroso i redditi e reso di fatto inaccessibile il ricorso all’assistenza con contratti regolari, diventati troppo onerosi. «Questo rende necessario un ripensamento del sistema fiscale, per risolvere non solo il problema dei costi ma anche quello del lavoro sommerso - aggiunge Zini - . Risultati che potrebbero essere raggiunti con l’introduzione del credito di imposta, uno strumento in grado di raggiungere una platea più ampia della deducibilità ed in modo più equo».

Per comprendere le ricadute economiche Assindatcolf ha preso come riferimento il contratto per una badante convivente che assiste una persona non autosufficiente a tempo pieno. Una figura che costa in media 18.850 euro (tra retribuzione, ferie, tredicesima, Tfr e contributi). Applicando il credito di imposta al 50% si avrebbe uno “sconto” di ben 9.425 euro. Secondo l’associazione la nuova misura dovrebbe essere accompagnata dall’eliminazione dell’attuale deduzione contributiva per lavoro domestico (pari ad un massimo di 1.550 euro) e dal raddoppio degli oneri contributivi.

Il costo stimato per lo Stato sarebbe di 7,8 miliardi. Una cifra importante, ma solo teorica. Considerati i benefici diretti legati all’emersione di occupati irregolari e da nuova domanda di lavoratori, scenderebbe a 3,3 miliardi. Se si calcolassero anche i potenziali “effetti indiretti”, vale a dire i maggiori consumi delle famiglie e il gettito contributivo e fiscale derivante dall’inserimento nel mondo del lavoro dei caregiver, il costo netto della misura si ridurrebbe a 2,6 miliardi.

Senza considerare un altro elemento determinante: vale a dire l’effetto derivante dalla riduzione del costo del sommerso, in un settore in cui il tasso di irregolarità, calcolato sulla media del periodo 2017-2021, è del 55,3%. Con il credito d’imposta potrebbe crollare al 21%, facendo emergere circa 460mila lavoratori irregolari sui 765 mila stimati (su un totale di lavoratori domestici di 1 milione e 384mila complessivi). Il sommerso pesa sulle casse dello Stato per circa 2,4 miliardi di euro l’anno, tra mancato gettito contributivo (1,5 miliardi) ed evasione Irpef (904 milioni). Con il credito d’imposta alla francese potrebbe ridursi a 959 milioni.

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