Investire in opere d’arte conviene. Certo, bisogna avere fiuto e una buona conoscenza degli autori. Ma chi se lo può permettere continua a comprare senza problemi: lo rivela l’ultimo "Art Market Report" del Monte dei Paschi, da cui emerge che per le aste il 2014 è stato «un anno d’oro», all’insegna di un boom di vendite di capolavori di ogni epoca, 16 miliardi di dollari la somma complessiva raggiunta nel corso dei 12 mesi. Con una serata da record: il 12 novembre scorso la sala del Rockefeller Plaza di New York ha ospitato l’asta di Christie’s che ha centrato il risultato più alto di tutta la storia del mercato, 852 milioni di dollari in circa due ore, durante le quali sono stati venduti due ritratti multipli (raffiguranti due miti della musica e del cinema Usa, Elvis Presley e Marlon Brando) di Andy Warhol, per 151,5 milioni di dollari.Il rapporto, relativo al secondo semestre dell’anno scorso, è suddiviso in tre indici: Pittura antica e moderna fino al 1800 (tra cui gli
Old masters), Impressionismo e Avanguardie, Arte post-moderna e contemporanea, attraverso i risultati delle transazioni di tre case d’asta: Sotheby’s, Christie’s e Phillips De Pury, più alcuni indici "minori" (gioielli, oggetti antichi, scultura e arredo). Alla fine quello che si configura è un trend ormai assodato negli ultimi anni: l’arte contemporanea fa da padrona, con tutti gli artisti più famosi dell’ultimo secolo ai primi posti tra i più venduti. Il padre della Pop Art, Andy Warhol, ha sempre fatto la fortuna delle case d’asta: in tutto può vantare 1.295 opere battute per un totale di 653,2 milioni di dollari, seguito da Pablo Picasso che ha oltre il doppio di opere battute – 2.820 – ma ha fatto incassare meno, 448 milioni. A seguire altri celebri nomi come Francis Bacon, Mark Rothko e Alberto Giacometti, quest’ultimo al primo posto tra tutti gli scultori. Il mercato, peraltro, gode di ottima salute: l’indice generale Mps Global Painting Index nella seconda metà del 2014 è cresciuto del 31,7% rispetto allo stesso periodo 2013. In particolare cresce l’indice relativo agli impressionisti (+73%), ma vanno bene anche gli antichi maestri (+59%) e il contemporaneo (+53%). Con alcuni aggiustamenti relativi al cambio: nella seconda metà dell’anno il leggero indebolimento della sterlina sul dollaro e la lieve diminuzione dell’euro hanno influito negativamente sull’indice, che comunque è risultato in aumento rispetto all’anno prima. Certamente hanno influito alcune super vendite; fatto sta che il Regno Unito si conferma la patria mondiale del contemporaneo, mentre gli Stati Uniti sono la "patria" dell’impressionismo (dopotutto Monet, Renoir & co furono scoperti proprio dai collezionisti americani a fine ’800…) La zona euro prosegue discretamente dopo l’exploit del 2011, «in modo congruo alla dimensione contenuta del mercato». Nel comparto delle "arti minori", si stagliano con forza i gioielli (+49,8% negli ultimi tre anni), il cui successo è determinato dal valore duraturo delle pietre preziose, che oltretutto fanno lievitare i fatturati. In queste aste, infatti, si toccano cifre da capogiro, le più alte in assoluto: a Ginevra, l’asta apposita Geneva Magnificent Jewels ha toccato nei mesi scorsi la cifra record di 153 milioni di dollari.Una curiosità riguarda i vini: sono presenti con un indice apposito, il Mps Art Wine Index, che segnala l’andamento delle aste di prodotti rari e pregiati. In questo caso, però, tutto dipende dalla presenza o meno dei grandi marchi (ovviamente francesi): il secondo semestre 2014, ad esempio, ha segnato -34% rispetto allo stesso periodo 2013 perché mancava lo Chateau Petrus, uno dei grandi Bordeaux francesi.E nel prossimo futuro? Bisogna vedere l’andamento dei primi mesi di quest’anno, che sconterà la situazione critica dell’economia russa. Ma con la presenza sempre più aggressiva dei paperoni cinesi, si può affermare che il quadro… non sembra destinato a cambiare. Perlomeno non nell’immediato.