Economia

LA LOCOMOTIVA TEDESCA. Anche Berlino ha i suoi piccoli problemi «di lavoro»

Vincenzo Savignano giovedì 5 luglio 2012
Il mondo del lavoro tedesco presenta un quadro in chiaroscuro. Con elementi positivi, certo, ma anche qualche ombra. Si prendano ad esempio i dati del mese di marzo: la disoccupazione ha fatto registrare un nuovo minimo storico, scendendo al 6,7% contro il 6,8% del mese precedente. In termini numerici, il numero dei senza lavoro in Germania ha fatto registrare un calo di 18mila unità dopo le meno 3.000 unità del mese precedente. A livello non destagionalizzato, il tasso di disoccupazione in Germania è sceso dal 7,4% al 7,2%. In pratica all’inizio della primavera il numero dei disoccupati tedeschi era pari a 3,028 milioni di unità. Un record, soprattutto di questi tempi.Eppure, il fenomeno del calo dei disoccupati è da tempo oggetto di critica. In molti, infatti, sottolineano che il calo della disoccupazione non tiene conto dei tanti lavoratori tedeschi che ricevono dallo Stato uno stipendio davvero basso per piccoli lavori di utilità pubblica. I cosiddetti «eurojob» che costringono in Germania, a chiedere aiuti, sussidi sociali, allo Stato federale, più di 5 milioni di persone, più di 4 milioni i tedeschi e 832.000 gli stranieri.La crisi che ha colpito in particolare i Paesi del sud Europa, secondo recenti inchieste dei media, avrebbe indotto migliaia di greci, spagnoli, portoghesi e anche italiani a trasferirsi in Germania. La nuova possibile ondata di immigrazione ha spinto il governo tedesco a stringere la cinghia sui sussidi sociali. Il ministero federale del Lavoro ha inviato una circolare a tutti gli uffici competenti della Germania, chiedendo di non rilasciare sussidi ai nuovi immigrati provenienti dai Paesi Ue.Il provvedimento intende tutelare i giovani lavoratori tedeschi, il cui tasso di disoccupazione al momento è il più basso in Europa, vicino al 6,3%. Secondo l’esperto del mercato del lavoro dell’Istituto per l’Economia tedesca (Iw), Holger Schäfer la percentuale di disoccupati tra i giovani con meno di 25 anni «entro l’autunno scenderà sotto il 5%».Per Raimund Becker, dell’Agenzia federale per il lavoro, l’eccellente risultato della Germania sull’occupazione giovanile «è dovuto al fatto che anche chi lascia la scuola senza aver terminato gli studi, oppure è in possesso di un diploma con voti mediocri, viene poi formato adeguatamente per trovare un impiego».Il vero fiore all’occhiello del mercato del lavoro tedesco sono le varie forme di apprendistato introdotte in tutti i settori del mondo del lavoro: dal semplice operaio al manager di azienda per poter svolgere la sua attività deve obbligatoriamente partecipare a un corso di apprendistato o praticantato. Questo sistema ha permesso a migliaia di giovani di inserirsi più facilmente e rapidamente nel mondo del lavoro. «Stiamo raccogliendo i risultati di politiche mirate introdotte negli ultimi anni», ha sottolineato il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble. Il mercato del lavoro tedesco è stato completamente riformato, prima con l’introduzione di un nuovo sistema di ammortizzatori sociali e di sussidi di disoccupazione, poi con alcune misure, introdotte in tempi di crisi, come la famosa settimana corta utilizzata all’inizio del 2009, quando le aziende in difficoltà, in particolare le grandi case automobilistiche, introdussero tre o quattro giorni lavorativi per settimana: gli imprenditori pagarono il tempo lavorato, il resto andò a carico dello Stato. Una soluzione che evitò migliaia di licenziamenti e soddisfò imprese e sindacati.