Ambiente. Amazon minaccia i lavoratori che chiedono sforzi sul clima
Jeff Bezos non è il tipo di manager che ama mostrarsi preoccupato dell’impatto della sua azienda sul pianeta e sulla società. Tutt’altro. Fino all’anno scorso Amazon non aveva mai nemmeno calcolato la sua “impronta carbonica”, l’analisi delle emissioni di gas serra della propria attività diventata da anni la norma anche per aziende con qualche decina di milioni di euro di fatturato. Il gigante del commercio elettronico, che di milioni ne fattura più di mille, a settembre ha però annunciato il suo impegno sul fronte del cambiamento climatico, firmando con un’organizzazione privata chiamata Global Optimism l’impegno ad azzerare le emissioni di gas serra entro il 2040, cioè dieci anni prima di quanto previsto dall’accordo di Parigi.
La scelta dei tempi per annunciare questo impegno, però, era già sospetta: la firma è arrivata il 19 settembre, quando il 20 era già prevista la partecipazione al Fridays for Future dei dipendenti di Amazon che chiedono all’azienda un maggiore impegno ambientale. Dal 2018 esiste infatti un’associazione di lavoratori dell’azienda, la Amazon Employees for Climate Justice (Aecj), che fa pressione su Bezos perché Amazon sia più attenta all’ambiente. All’assemblea degli azionisti dello scorso aprile la Aecj ha consegnato al manager e al consiglio di amministrazione una lettera , che ad oggi ha raccolto le firme di 8.703 dipendenti, in cui si chiede di adottare un preciso piano per la riduzione delle emissioni seguendo sei principi di sostenibilità.
Jeff Bezos con l'ex moglie MacKenzie in una foto del 2017 - Epa-Ansa
A conferma della sua tradizione di scarso rispetto per sindacati e associazioni dei lavoratori, due mesi dopo la firma del suo impegno per il clima Amazon ha minacciato due dei capofila di questa associazione di licenziamento. I due dipendenti, Maren Costa e Jamie Kowalski, a ottobre avevano spiegato al Washington Post (il giornale controllato dallo stesso Bezos) che Amazon con la sua attività di server in cloud sta attivamente aiutando aziende petrolifere a trovare più rapidamente nuovi giacimenti, contraddicendo il senso del suo impegno sull’ambiente. Dopo quell’intervento i due dipendenti sono stati richiamati per avere violato le politiche di comunicazione esterna parlando pubblicamente di Amazon e l’ufficio delle risorse umane ha aggiunto per iscritto che ulteriori violazioni «potrebbero portare un’ulteriore azione correttiva formale, fino alla conclusione del vostro lavoro con Amazon».L’azienda non ha smentito: ha spiegato che incoraggia i lavoratori a lavorare all’interno dei loro team, anche «suggerendo attraverso canali interni miglioramenti su come operiamo». Le politiche di comunicazione esterna di Amazon sono state aggiornate proprio il 5 settembre, il giorno dopo che i dipendenti annunciassero l’adesione ai Fridays for Future.I lavoratori hanno reso pubblica la vicenda, confermando l’intenzione di non volere abbandonare la protesta. «È il momento di avere politiche di comunicazione che ci lascino parlare onestamente del ruolo della nostra azienda nella crisi climatica» ha detto Costa. «Le politiche di comunicazione di Amazon stanno avendo un effetto intimidatorio sui dipendenti che hanno il coraggio di parlare e sfidare Amazon ha migliorare» ha aggiunto un’altra dipendente che ha firmato l’appello.