Scuola e lavoro. Se le buone norme dell'alternanza non valicano i cancelli aziendali
Ossa rotte dopo un volo dalla gru; una tibia fratturata sotto la forza di un carrello elevatore; una falange tranciata per il trapano in azione. Anche se le differenze sono abissali, gli incidenti sul lavoro sembrano una guerra. Con la sua dose di indifferenza alla carta d’identità delle vittime: il ragazzo più piccolo aveva 16 anni, il più grande appena 18. E con la sua beffarda fatalità: nessuno era dipendente della fabbrica, tutti erano in alternanza scuola-lavoro.
Tre giovanissimi feriti mentre stanno imparando in bottega suscitano indignazione. Immaginatene due che muoiono durante uno stage come accaduto quest’inverno. Neanche a dirlo: gli studenti scendono in piazza, sfilano in corteo e gridano: “Di scuola lavoro non si può morire: basta alternanza”.
Professori, presidi e esperti invitano a non strumentalizzare: “I PCTO sono sicuri, gli incidenti costituiscono una eccezione”, ci ricorda Antonello Giannelli dell’Associazione nazionale presidi d’Italia. Poi però qualche dato inizia a colorare il fenomeno: i sindacati denunciano che per esempio in Puglia, nel 2019, sono piovute 4500 denunce di infortuni sul lavoro da parte di studenti in alternanza. Un sondaggio di skuola.net ci dice che il 20% dei ragazzi in stage ha espresso preoccupazione per la sicurezza in azienda. Insomma, è ancora poco per fare della parte il tutto, ma abbastanza per passare dalla cronaca alla critica.
E la strategia del governo sul punto è chiara: vuole certificare le imprese più virtuose e sicure con un bollino blu. E’ davvero questa la strada migliore?
Ecco lo stato dell’arte sulla normativa. Lo studente in alternanza ha diritto a una doppia formazione sulla sicurezza: della scuola e dell’impresa. E’ equiparato a tutti gli effetti ai lavoratori ai fini dell’applicazione del testo unico sulla salute e la sicurezza. E’ coperto dall’INAIL contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Non solo. La legge stabilisce un nesso tra il numero di studenti che possono essere ammessi in un’azienda e le sue capacità strutturali e organizzative, e fissa anche precisi rapporti tra studenti e tutor in base al rischio. Tradotto: gli spazi devono essere adeguati, i macchinari sicuri e i tutor aziendali presenti.
Dice l’avvocato Ivano Longo (associate WSL): “Da un punto di vista normativo, vi sarebbero tutti i presupposti per evitare che gli studenti impegnati nei percorsi di “alternanza” rimangano vittime di infortuni. L’attenzione andrebbe pertanto spostata sul piano della vigilanza per verificare che fin dallo svolgimento dell’attività di formazione tutti i player coinvolti (scuole e imprese in particolare) osservino gli obblighi che sono previsti a loro carico”.
Questo è il punto: in più di un caso le buone leggi non riescono ad attraversare i cancelli aziendali. Locali non idonei, macchine obsolete e aziende disinteressate a far rispettare le normative di sicurezza hanno partorito 1221 morti sul lavoro nel 2021; quasi 200 dall’inizio dell’anno; e tre feriti solo il 1 maggio.
E la dama bianca degli incidenti sul lavoro non fa distinzione tra stagisti e operai: tutti egualmente esposti al rischio del suo bacio mortale dato solo per amore del profitto. Tanto più, denunciano gli esperti, se il ragazzo (soprattutto di un tirocinio particolarmente professionalizzante) viene messo a lavorare senza adeguata formazione.
Quello che serve non è chiedere altre norme, ma vigilare sul rispetto di quelle esistenti. Dice l'avvocato Longo: "L’attività svolta dagli studenti è assimilata a quella degli altri lavoratori presenti in azienda, in quanto sono esposti ai medesimi rischi". E dunque sono i tecnici delle aziende sanitarie locali e gli ispettori del lavoro a dover controllare.
Ma il quadro è tutt'altro che idilliaco: dal 2015 Inps e Inail non possono assumere altri ispettori del lavoro e il modello unico dell’Ispettorato nazionale del lavoro fatica a decollare. Gli addetti ai lavori sottolineano: l’ispettore unico onnisciente, che dovrà vigilare sul calcolo degli imponibili come sugli infortuni sul lavoro, sembra (quasi) un miraggio.
In compenso, è la denuncia di alcuni lavoratori, si esce meno a fare i controlli perché il personale diminuisce e deve sbrigare anche gli affari amministrativi in ufficio. Non solo. Un decreto del governo Draghi ha esteso anche agli ispettori tecnici del Inl l’accertamento in materia di sicurezza e salute. In teoria le nuove leve dovrebbero avere competenze altamente specialistiche; in pratica nel nuovo bando basta un semplice laurea triennale per accedere al concorso e un po’ di crocette azzeccate per vincerlo. La partita della sicurezza si vince sul terreno della vigilanza.