Almaviva ha deciso: Roma chiude
La protesta dei lavoratori di Almaviva a Roma
Niente da fare, il tentativo di mediazione al Mise è fallito: chiude la sede Almaviva Contact di Roma. Le lettere di licenziamento per i 1.666 dipendenti del call center sono state già spedite. Per altrettante famiglie sarà un Capodanno drammatico. In attesa di ricevere la Naspi, la nuova indennità di disoccupazione prevista dal Jobs Act che in questo caso durerà 24 mesi. Un provvedimento che, peraltro, non allevierà i disagi legati alla perdita del lavoro. I 845 colleghi di Napoli, coperti da cassa integrazione, potranno sperare invece in altri tre mesi di trattativa, anche se andranno incontro a consistenti tagli degli stipendi. Ma almeno i posti, nel capoluogo campano, una delle tredici sedi del gruppo, leader italiano nell’information technology, sono per il momento al sicuro.
Il rilancio dell’attività della holding è in ogni caso subordinato a un piano di investimenti e soluzioni strutturali che dovrà essere varato prima possibile. In quattro anni il fatturato dell’azienda ha registrato una perdita di 100 milioni, il 50% del totale. Nel periodo giugno-settembre, inoltre, i siti di Roma e Napoli hanno mostrato perdite medie di 1,2 milioni di euro su ricavi mensili pari a 2,3 milioni.
L’incontro tra la proprietà e i sindacati convocato dal governo con lo scopo di salvare in extremis il sito nella capitale è dunque fallito: «Purtroppo l’azienda ha avanzato difficoltà anche dal punto di vista della tenuta della procedura e quindi ha ribadito il mantenimento dell’accordo dei lavoratori di Napoli e il mancato accordo con Roma che non ha firmato» ha spiegato il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova. Il “braccio di ferro” tra le parti sociali era durato durato 75 giorni.
Un referendum interno promosso dalla Cgil e le firme raccolte da Cisl e Uil martedì scorso avevano sancito la volontà delle maestranze di accettare lo stesso accordo raggiunto per i colleghi di Napoli, nonostante la posizione contraria assunta nel negoziato dai delegati aziendali. Netto il giudizio del segretario della Fistel Cisl, Vito Vitale: «L’azione della Rsu di Roma è stata irresponsabile, se avessimo avuto l’ok sulla firma di quell’intesa oggi non avremmo questa situazione: ciò che è accaduto era nell’aria da giorni perché, nonostante il tentativo del governo, dal punto di vista amministrativo mancavano ormai le garanzie e si poteva anche mettere a repentaglio l’accordo già firmato per Napoli».