Economia

Immobiliare. Evergrande: "Non siamo al fallimento". Ma è rischio contagio in Cina

Alessandro Bonini venerdì 18 agosto 2023

"Ristrutturazione del debito offshore" e non fallimento. Evergrande è intervenuta stamane per chiarire che la società immobiliare cinese "sta portando avanti la sua ristrutturazione del debito offshore come previsto", che "non comporta istanza di fallimento". L'annuncio è stato inviato dalla società alla Borsa di Hong Kong, dove i titoli sono sospesi dalle contrattazioni da lungo tempo. Il promotore immobiliare cinese più indebitato al mondo ha chiesto la protezione dai creditori in un tribunale di Manhattan, invocando il capitolo 15 del codice fallimentare Usa, che protegge le società non statunitensi in fase di ristrutturazione dai creditori che sperano di farle causa o di bloccarle beni negli Stati Uniti. L'istanza di Evergrande arriva tra i crescenti timori che i problemi nel settore immobiliare cinese possano diffondersi ad altre parti dell'economia del Paese mentre rallenta la crescita del Pil. Dall'inizio della crisi del debito del settore a metà del 2021, le società che rappresentano il 40% delle vendite di case cinesi sono fallite. Anche la salute di Country Garden, il più grande promotore immobiliare privato della Cina, sta preoccupando gli investitori dopo che la società non ha pagato alcuni interessi questo mese. Evergrande recentemente aveva 330 miliardi di dollari di passività.

In Cina il rischio di un fallimento per il colosso Country Garden, dopo il salvataggio due anni fa di Evergrande, il cui processo di ristrutturazione è tuttora in corso, ha spinto ieri la banca centrale cinese ad adottare un linguaggio consono agli appelli lanciati nei giorni scorsi da diversi operatori di mercato, e non solo. La Banca del Popolo (Pboc) nel suo rapporto sulla politica monetaria del secondo trimestre ha assicurato che adeguerà e ottimizzerà «le politiche immobiliari tempestivamente». La formula utilizzata non è nuova, ma cade nel mezzo delle turbolenze nel settore. Peraltro non è l’unico problema in questo momento per l’economia di Pechino. La speranza di un forte rimbalzo dopo le dure restrizioni anti-Covid degli anni scorsi è andata in parte delusa. A luglio il Paese del Dragone è scivolato in deflazione (i prezzi al consumo sono diminuiti) mentre la bilancia commerciale ha evidenziato un calo a doppia cifra sia della domanda interna sia delle esportazioni.

La banca centrale, che ha già tagliato i tassi d’interesse due volte in poche settimane, nel suo rapporto ha promesso «liquidità ragionevolmente ampia» e lotta ai «rischi finanziari sistemici», rilancio dei consumi, la stabilizzazione degli investimenti e l’espansione della domanda, mentre le fluttuazioni dello yuan saranno tenute d’occhio in modo «ragionevole ed equilibrato». Poche ore prima, nel corso di una riunione di governo, il premier Li Qiang aveva assicurato che il Paese lavorerà per «raggiungere i suoi obiettivi economici » per l’anno in corso e cioè un ritmo di crescita del Pil di circa il 5% dopo il +5,5% del primo semestre. Quanto al settore immobiliare, si teme che la sua rinnovata vulnerabilità possa dare il colpo di grazia alla fiducia.

Country Garden, sviluppatore immobiliare numero uno del settore in Cina, è crollato nei giorni scorsi alla Borsa di Hong Kong dopo avere sospeso gli scambi su una decina di obbligazioni onshore dal valore complessivo di 16 miliardi di yuan (2,2 miliardi di dollari). La mossa della società con sede nel Guangdong segue il mancato pagamento lo scorso 6 agosto di due cedole obbligazionarie per un totale di 22,5 milioni di dollari. Inoltre il gruppo immobiliare ha reso noto di stimare una perdita “monstre” fino a 7,6 miliardi di dollari nei primi sei mesi del 2023, contro risultati in attivo nello stesso periodo di un anno fa. Sulle cedole scadute è previsto un periodo di grazia di 30 giorni entro cui adempiere ai pagamenti. Tutto ciò ha fatto pensare a un’imminente ciambella di salvataggio da parte delle autorità per un settore che vale almeno un terzo del Pil, ma la cui offerta supera di gran lunga la domanda da parte degli abitanti delle grandi città, fatta eccezione per Pechino e Shanghai che continuano a dominare il mercato.

Negli ultimi anni milioni di cinesi hanno approfittato del boom edilizio ritenendo che i loro risparmi sarebbero stati più al sicuro nel mattone rispetto ai volatili mercati azionari del Paese. Come altri grandi sviluppatori privati, Country Garden ha continuato a prendere denaro a prestito operando sul presupposto che finché avesse continuato ad espandersi, avrebbe potuto continuare a ripagare il proprio debito. L’obiettivo di un salvataggio o di misure a sostegno del comparto sarebbe quello di stoppare un potenziale contagio finanziario. Inoltre i prezzi delle case sono scesi in diverse metropoli cinesi a luglio e ciò alimenta le preoccupazioni per una possibile bolla immobiliare.

Allo stesso tempo una frenata della seconda economia mondiale non sarebbe certo d’aiuto in un momento di crescita stagnante per alcune economie sviluppate, come diversi Paesi dell’Eurozona, mentre anche negli Stati Uniti non sono stati del tutto arginati i timori di una lieve recessione nei primi mesi del 2024. Da parte sua Country Garden, che è la 138esima azienda più grande del mondo, secondo la rivista Fortune, ha informato che intende valutare «diverse misure di gestione del debito per salvaguardare il suo sviluppo di lungo termine, in modo da preservare il valore e gli interessi di tutti gli azionisti ». Il gruppo progetta di vendere alcuni asset, a iniziare da quelli non performanti come gli hotel e gli edifici adibiti a uffici e mira a rafforzare i controlli interni per ridurre le spese e e migliorare l’efficienza operativa. Affermazioni che non hanno finora rassicurato il mercato, convinto che solo la mano pubblica possa imprimere una svolta.